finestra sul vicino oriente – Radio Ciroma http://www.ciroma.org Fri, 13 Oct 2023 19:44:20 +0200 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.24 Turchia: durante i cortei per ricordare la morte di Berkin Elvan esplode la rabbia contro lo stato di polizia imposto dall’AKP http://www.ciroma.org/turchia-durante-i-cortei-per-ricordare-la-morte-di-berkin-elvan-esplode-la-rabbia-contro-lo-stato-di-polizia-imposto-dallakp/ Sat, 14 Mar 2015 14:44:34 +0000 http://www.ciroma.org/?p=998 Il 12 marzo 2014, dopo 269 giorni di coma, Berkin Elvan è morto nell’ospedale di Ankara. Il ragazzo di 15 anni che fu colpito alla testa da un candelotto dei lacrimogeni sparati ad altezza uomo, durante le proteste del giugno 2013, in Piazza Taxim per la difesa di  Gezi Park; da quel giorno Berkin Elvan non si è più svegliato. Proprio qualche giorno fa ricorreva il primo anniversario della sua morte. L’11 marzo scorso, infatti, sono scese nelle piazze di Istanbul, Ankara e Izmir migliaia di persone per ricordare il ragazzo ucciso ingiustamente dalla polizia.

Subito dopo il grave incidente, nel 2013, Erdogan ha provato a far credere al mondo intero che la repressione e la violenza della polizia in piazza Taxim durante i giorni della protesta fossero indirizzate contro i famosi «black bloc». Il caso del giovane Elvan è la dimostrazione lampante del fatto che il premier non ha fatto altro che insabbiare la verità di una delle tante morti di stato. La sera in cui Elvan è stato colpito dal candelotto era semplicemente uscito di casa per andare a comprare il pane. Il giovane non stava neppure partecipando alle dimostrazioni di quei giorni, eppure un candelotto di 850 grammi l’ha raggiunto al capo.

Mercoledì sono state decine di migliaia le persone scese in piazza da Ankara ad Istanbul, da Tekirgag ad Izmir. Sono stati diversi i collettivi studenteschi che hanno organizzato boicottaggi, proteste, sit-in, striscionate, volantinaggi e marce commemorative nelle sedi scolastiche ed universitarie di İstanbul. Proprio ad Istanbul c’è stato il numero più alto di arresti e in particolare alla Yildiz Tecnik University, sono stati arrestati 5 studenti del dipartimento di architettura per un sit-in non autorizzato e altri 10 manifestanti mentre versavano vernice rossa sulle scale di Gezi Park.

La protesta più partecipata e conflittuale, con duri scontri tra polizia e manifestanti, si è svolta nel quartiere di Okmeydanı dove i manifestanti hanno costruito vere e proprie barricate mentre la polizia lanciava via aerea i gas lacrimogeni e dai Toma, le vetture da guerra che utilizza normalmente la polizia turca per reprimere le proteste, venivano i forti getti degli idranti. I candelotti dei gas hanno colpito anche numerose finestre delle abitazioni del quartiere provocando non pochi danni anche all’interno delle stesse.

Attraversando le strade del quartiere a qualche ora dagli scontri, esso si presenta come un campo di battaglia. Alla dura repressione della polizia i manifestanti non si sono arresi, hanno risposto con frombole, giochi pirotecnici, sono state sabotate le numerose telecamere di sorveglianza, mentre i militanti armati del Fronte Popolare, riconoscibili tra i manifestanti per essere bardati di rosso, hanno risposto alla polizia con il lancio di Molotov e con colpi di arma da fuoco. Dalla polizia sono stati presi di mira anche numerosi reporter, proprio come durante le proteste di Gezi Park, molte delle loro apparecchiature sono andate distrutte.

La rabbia nelle strade delle grandi città della Turchia è esplosa di nuovo, nonostante quotidianamente si viva un forte stato di polizia, dove la repressione e gli arresti per motivi politici sono all’ordine del giorno. Le genti non restano impotenti, rispondono alla repressione nonostante in queste settimane si stia discutendo presso il Parlamento turco il nuovo DDL sulla sicurezza.

Finestra sul vicino oriente @Elma

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Migliaia di donne in Piazza in tutta la Turchia. L’8 marzo, prima e oltre! http://www.ciroma.org/migliaia-di-donne-in-piazza-in-tutta-la-turchia-l8-marzo-prima-e-oltre/ Fri, 13 Mar 2015 14:54:58 +0000 http://www.ciroma.org/?p=989 Una giovane studentessa, Özgecan Aslan, è stata uccisa l’11 febbraio a Mersilin città a sud ovest della Turchia asiatica, ben lontano dai lustrini delle ormai occidentalizzate grandi città. La giovane è stata uccisa per aver resistito, usando dello spray al peperoncino ad uno stupro, stupro compiuto da un autista di un mini bus del servizio urbano. L’uomo, si è alterato quando la ragazza ha iniziato a usare lo spray, così, ha deciso di ucciderla accoltellandola.

Dopo l’uccisione ha chiesto l’aiuto di un amico e del padre per sbarazzarsi del corpo di Özgecan, che hanno infine bruciato. L’abbigliamento di Özgecan è stato discusso più del suo omicidio sui media turchi, cosa che, probabilmente, ha portato la rabbia nelle strade di tutta la Turchia. Poche ore dopo l’arrivo della notizia dell’uccisione della giovane, infatti, migliaia di donne sono scese nelle piazze per contestare le politiche dell’Akp, partito di Erdogan, che favoriscono indirettamente gli abusi sulle donne.

La dignità delle donne in Turchia viene costantemente attaccata da dichiarazioni di molti uomini politici che non riconoscono la parità tra uomo e donna, uomini politici che dai loro salotti e dai loro palazzi danno la responsabilità dell’essere stuprate alle donne se vestono in “modo poco consono per la morale musulmana” e che consigliano dalle TV di non ridere in presenza di uomini. Gli slogan del movimento femminista turco sono forti e determinati contro le politiche dell’Akp, uno degli slogan che si è sentito riecheggiare nelle piazze e nelle strade della Turchia: << Özgecan Aslan è la nostra rivolta per la libertà di tutte le donne>>. Özgecan è stata uccisa a vent’anni dal potere dell’uomo. Il patriarcato che l’ha uccisa, si è schierato contro le donne e gli uomini che da quasi un mese sfilano nelle piazze per urlare la loro rabbia e il loro desiderio di libertà

Özgecan era una donna, una studentessa ma era soprattutto una Alevi, una delle minoranze oppresse dallo stato turco, obiettivo della violenza dei nazionalisti. L’uomo che l’ha uccisa ed i suoi complici erano membri del MHP (Partito del Movimento Nazionalista) il partito dell’estrema destra nazionalista a cui appartiene anche il sindaco di Tarsus città natale della giovane.

In prima fila nelle proteste di piazza degli scorsi giorni abbiamo visto il gruppo anarchico DAF, i gruppi femministi universitari, madri, uomini in minigonna, schiere di polizia che non hanno avuto timore a fermare giovani donne che volevano esporre striscioni, com’è successo nei pressi di piazza Taxim ad Istanbul dove un gruppo di donne è stato fermato dalla polizia per aver esposto uno striscione da unpalazzo della nota piazza.

Le donne turche fino all’8 marzo, giorno in cui ci sono state grandi manifestazioni di piazza in tutta la Turchia, hanno continuato e continueranno a manifestare chiedendo il conto per tutti i femminicidi, e lottando finché nessuna donna sarà più uccisa, affermando che gli omicidi delle donne sono omicidi politici e gridando: “Le donne assassinate sono la nostra rivolta”.

Finestra sul vicino oriente @Elma

kadin

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