syriza – Radio Ciroma http://www.ciroma.org Fri, 13 Oct 2023 19:44:20 +0200 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.24 Prospettive, alternative e pericoli nella Grecia neo – liberista di oggi http://www.ciroma.org/prospettive-alternative-e-pericoli-nella-grecia-neo-liberista-di-oggi/ Thu, 25 Feb 2016 16:24:51 +0000 http://www.ciroma.org/?p=2145  

 

Dal giorno del referendum anti – austerità in Grecia, il 5 luglio 2015, al recente sciopero contro la manovra neo – liberista nel paese ellenico, il 4 febbraio 2016, sono passati 7 mesi, un lasso di tempo in cui sembra essersi completamente dissolto il potenziale di contrasto alla macelleria sociale ed ad una politica alternativa all’austerità da parte di Syriza, il partito di sinistra guidato dal leader Tsipras. Ne abbiamo parlato con in un’intervista con George Souvlis, laureato in sociologia presso l’Università di Creta, dove ha anche conseguito un master in storia europea e Grecia contemporanea, oggi svolge un dottorato di ricerca presso l’European University Institute di Firenze. Ha fatto parte della sezione giovanile di Syriza, che ha lasciato nel luglio 2015 dopo l’approvazione del terzo memorandum, insieme alla maggioranza dei giovani del partito. Ha scritto per web journals, riviste e giornali come Analyze Greece, MicroMega, The Jacobin, Lefteast, Roar.

 

Di Mattia Gallo

 

Lo scorso quattro febbraio decine di migliaia di persone hanno marciato ad Atene contro la riforma neo – liberista delle pensioni portata avanti dal governo Syriza – Anel. Sono passati otto mesi dallo scorso 5 luglio, data dello storico referendum contro l’austerità in Grecia, e l’impressione chiara è quella che Syriza abbia cambiato le proprie prospettive politiche. Come descriveresti la situazione di Syriza ed il suo leader Tsipras oggi? Si può dire che esso sia un definitivamente un partito neo – liberista?

Con una sola espressione direi che la situazione ora in Grecia è allo stesso tempo “molto complicata e molto semplice”. Con questo voglio dire che da un lato si ha un partito al governo (Syriza) che si percepisce come una forza politica di sinistra progressista – utilizzando spesso un linguaggio marxista – e che applica misure neoliberiste, e dall’altra parte vari settori sociali divergenti che reagiscono contro questo partito, semplicemente perché non possono permettersi di tollerare notizie di tagli sul loro reddito e le proprie pensioni dopo sette anni di austerità. Questi gruppi e classi sociali in una certa misura sono gli stessi che hanno sostenuto il partito al fine di raggiungere il governo perché credevano che esso fosse una manifestazione del fatto che ci possa essere la fine dell’ austerità. Ora, per quanto riguarda la questione circa il carattere del partito. Essendo un marxista e seguendo il metodo sviluppato da Karl Marx, tra gli altri studi, nella ideologia tedesca penso che dovremmo iniziare la nostra critica nei confronti di quello che sta succedendo privilegiando la realtà materiale in esame oltre i nostri desideri o progetti psicologici su di esso. Considerando questo credo che un partito debba essere valutato in base alle politiche che promuove e non in base alla sua retorica. Così, Syriza, in questo momento è un partito neoliberista perché applica politiche neoliberiste. È questo un processo irreversibile? Ιo credo di sì e la ragione ha a che fare con il fatto che il partito ha perso l’ampia legittimità che ha guadagnato da settori sociali e classi molto divergenti perché continuando con l’attuazione delle misure di austerità è entrato a far parte della scena politica mainstream. In altre parole, Syriza ha perso la sua essenza separandosi dalla sua base sociale e dei movimenti sociali che lo hanno sollevato, una rottura che non può essere colmata perché ora che non c’è nessuna fiducia nel partito da parte dei propri elettori.

Quali sono le possibili alternative anti – capitaliste in Grecia oggi?

In questo momento non vi è alcuna egemonica alternativa anticapitalista in Grecia. Syriza ha assorbito le potenzialità anticapitaliste / dinamiche antiausterity che i movimenti di protesta hanno creato durante il periodo della crisi. Durante questo periodo Syriza è riuscito a creare un blocco storico, per usare un termine gramsciano, costituito da diverse forze e settori della società – fragile però- articolando un fronte di prima linea anti – austerità. Quello che ha legato insieme questi elementi diversi è stata l’idea di una positiva realistica alternativa di governo per la crisi sociale in atto creata dalle politiche di austerità. Quando questo progetto ha osservato il partito che ha firmato il nuovo memorandum, questo fragile coalizione sentiva a parte. Τhe dinamica del movimento anti austerity è stata dissolta perché il comportamento di Syriza ha presentato un quadro in cui non c’era alcuna alternativa, una sorta di nuova TINA, al di fuori delle politiche del memorandum e perché l’accordo ha rivolto la grande maggioranza dei movimenti contro il partito.

Pensi che nella attuale situazione in Grecia sia possibile una crescita dell’estrema destra rappresentata da Alba Dorata? Pensi che questa crescita possa essere connessa anche con i flussi di migranti provenienti dalla Siria?

Sì, naturalmente, c’è un pericolo per l’ulteriore crescita dell’influenza dell’estrema destra in Grecia. Un fenomeno – considerando il suo più ampio sviluppo europeo – che non si limita in Grecia. Penso però che questo può accadere soprattutto come risultato dell’arrivo di rifugiati in Grecia. Le dinamiche interne che la crisi innesca all’interno Grecia e la fortuna di soluzioni a questo sono le principali ragioni che spiegano un ulteriore aumento dell’influenza di Alba Dorata in Grecia. Con questo più precisamente intendo la miseria sociale che sta crescendo incessantemente negli ultimi 7 anni e la perdita di speranza per una seria alternativa progressista ad essa. Cio che in realtà hanno fatto i memoranda per il paese – al di là della miseria sociale che essi producono – era la disintegrazione dei partiti politici dominanti in Grecia. In primo luogo è stato il Pasok, poi la Nuova Democrazia ed ora lo stesso sta accadendo con Syriza. Inoltre, lo spinto centro politico (PASOK e Nuova Democrazia) di adottare politiche di estrema destra – ad esempio lo stato di emergenza che è emerso, l’ampio uso di repressione della polizia, la collaborazione con il partito di Alba Dorata e cosi altro ancora, fanno si da far sembrare legittime le politiche di estrema destra. In altre parole, è stato creato un centro estremo, per usare una frase di Tariq Ali, da cui ha privato la possibilità di attuare politiche per il rilievo sociale che la crisi ha prodotto. All’interno di questo vuoto politico emergente Alba Dorata è emerso e continua ad attirare la sua legittimità. La crisi si sta aggravando e nella misura in cui non vi è altra alternativa, Alba Dorata in questa congiunzione può cogliere l’opportunità e diventare una potenza egemone. Syriza molto presto crollerà sotto la pressione delle nuove misure che la Troika suggeriscono di implementare. Nuova Democrazia sarà il prossimo partito, ma con il suo presidente Konstantinos Mitsotakis mi sembra molto difficile che possa guadagnare una leggitimità sociale per la semplice ragione che egli suggerisce che la soluzione alla crisi prodotta dall’austerità è più austerity. Quindi, questa situazione crea molte occasioni per Alba Dorata per essere il nuovo potere normativo all’interno della vita politica greca.

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Syriza e i syrizisti d’Italia : dalla coalizione sociale alla coazione a ripetere. http://www.ciroma.org/syriza-e-i-syrizisti-ditalia-dalla-coalizione-sociale-alla-coazione-a-ripetere/ Mon, 05 Oct 2015 07:31:37 +0000 http://www.ciroma.org/?p=1621 di Franco Piperno
I). Syriza e i syrizisti d’Italia : dalla coalizione sociale alla coazione a ripetere.

Ora che la traiettoria di Syriza ha attinto,con ogni evidenza, il suo punto di caduta, vale la pena riguardare il percorso nella sua totalità — per tentare d’afferrarne il significato specifico nel gioco delle analogie e delle differenze che intercorrono tra l’esperienza greca e quelle,ad essa simili, che hanno avuto corso o sono ancora in essere in tutta Europa.

Dal punto di vista storico- politico Syriza non presenta alcuna novità che sia di qualche rilievo; essa è interamente novecentesca nel senso che rientra dalla testa ai piedi in quella prassi politica che possiamo chiamare per comodità “sinistra di lotta e di governo”o ancor meglio “sinistra vincente”.
Si tratta,per dirla sommariamente, di un percorso, ripetuto più volte e in più luoghi nell’Europa del secolo appena trascorso; percorso che, partendo da un disagio sociale sul punto di precipitare in antagonismo ostile verso il modo di produzione capitalistico, interpreta questo stesso disagio in termini di rinnovamento della rappresentanza ed emersione di un nuovo ceto di governo.

Qualora poi questo risultato venga conseguito e il potere sia stato preso tramite il dispositivo della rappresentanza ecco, per dir così, che il sistema si vendica impadronendosi dell’anima di coloro che pure gli erano stati nemici. Il nuovo ceto emergente si affretta infatti a mostrare il suo senso di responsabilità verso il cosiddetto “interesse generale”, cioè il modo di produzione capitalistico; e finisce con l’espungere nell’agire ogni sia pure debole traccia di antagonismo sociale. In breve,si limita caratterizzarsi rispetto al vecchio ceto politico amplificando oltre misura differenze affatto marginali; e questo non tanto perché la carne sia debole mentre la corruzione forte quanto piuttosto per quelle proprietà sistemiche tipiche del “governo di rappresentanza”, proprietà sulle quali torneremo nel seguito di questo articolo.

Questo trapasso da un programma massimo – il governo della grande trasformazione,governare in risonanza con l’antagonismo sociale — ad uno minimo — il buon governo,il governo degli onesti e capaci, governare rispettando le compatibilità del modo di produzione capitalistico limitandosi a temperane gli aspetti più disumani– questo passaggio appunto è stato attraversato e riattraversato più volte nella storia d’Europa. Basterà qui ricordare la parabola dei Verdi tedeschi e ancor prima in Francia le vicissitudini della “rivoluzione tranquilla” di F.Mitterand. Senza scordare, va da sé, il primato che l’Italia detiene in queste faccende trasformistiche, grazie alla traiettoria descritta proprio dal PCI, dalla democrazia consiliare al compromesso storico e ancora più giù.

In verità, a pensarci bene, c’è però qualcosa che appartiene definitivamente a Syriza, qualcosa di nuovo : la celerita con la quale è riuscita a saltare da una parte all’altra del conflitto sociale in Grecia. Per dare una idea adeguata di questa novità conviene ricorrere ai numeri : laddove il PCI ha impiegato oltre settanta anni per rinnegarsi, Syriza c’è riuscita in soli sette mesi.

II). Il mal partito.

In questo scenario, i syrizisti italiani appaiono a mal partito, quando non semplicemente patetici. Si scinderanno anche loro come già è avvenuto per la casa madre? Oppure sta per nascere una sola Syriza italiota pronta a presentare una lista unica della “sinistra perdente” alle prossime immancabili elezioni? O ancora si affanneranno a proporre una raffica di plebisciti alla maniera del candido Civati?

Noi non sappiamo cosa abbia in serbo per loro il domani, ma di una cosa siamo certi : la irresistibile futilità del loro agire. E questo sia detto senza alcuna ingiuria nei confronti delle centinaia e centinaia di militanti di sinistra che, in tutta onestà e con autentica passione civile, tentano e ritentano di salvare in qualche modo ciò in cui una volta hanno creduto.

Quel che la parabola di Syriza ci dice, o meglio ci ripete, è che il governo mediante la rappresentanza risulta impraticabile per i movimenti sociali, le comunità, le moltitudini che rifiutano il modo di produzione capitalistico — essi infatti anticipano, hanno già compiuto quel piccolo esodo verso un mondo di relazioni non mercantili.

E questo con ragione perché la rappresentanza, invenzione occidentale quanti altri mai, ha finito con l’aderire, quasi pelle a carne, alla crescita della produzione mercantile; infatti, a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso — ma con una accelerazione furiosa dopo la caduta del socialismo di stato e l’unificazione del mercato mondiale — il desiderio d’arricchirsi è divenuta una aspettativa di massa. La qualità della rappresentanza viene misurata da un numero, il PIL; con la conseguenza che nel senso comune hanno fatto nido una grande varietà di bisogni indotti, di passioni inautentiche; fino al paradosso, fino al punto da rendere del tutto tradizionale il culto superstizioso del ” nuovo”, del futuro.

Le comunità,i movimenti, le moltitudini che tentano di vivere al di fuori del modo di produzione capitalistico non sentono alcuna attrazione per la rappresentanza, i partiti, le elezioni, i plebisciti. La questione che affrontano e sulla quale si misurano non è la bipartizione ossessiva tra destra e sinistra ma la ripresa degli istituti o meglio delle agenzie della democrazia diretta– quella reale in presenza dei corpi non quella virtuale della comunicazione elettronica.
Nelle condizioni morali e civili del nostro paese questo vuol dire moltiplicare le comunità autonome; in primo luogo i comitati di quartiere per rifondare la città rendendola libera e sovrana.

Lo scenario che così si delinea non è più l’Europa federale degli Stati nazionale, ma l’Europa confederale delle città.

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