DI PAOLO VELTRI E GIULIA CALONICO
La culla della Magna Grecia, Locri Epizefiri, ha bisogno della valorizzazione tanto attesa. Nel 2014 sono stati quasi 15mila i visitatori del parco archeologico e del museo ma potevano essere molti di più. A spiegare le potenzialità inespresse dell’antico sito la dottoressa Rossella Agostino, direttrice del parco di Locri: «Noi facciamo di tutto per mantenere alta l’attrazione dei turisti, ma le nostre richieste restano “lettera morta”. La mancanza di infrastrutture (esasperata, inoltre, dalla contrazione dei treni sulla linea jonica) ci isola dal resto della Calabria e, soprattutto, dall’Italia».
I Locresi della Grecia arrivarono nel territorio di capo Bruzzano nel VIII-VII secolo a. C. e il dominio di Locri Epizefiri raggiunse uno sviluppo unico in quel periodo (Zaleuco diede agli abitanti un corpo di leggi che va considerato il più antico di quanti abbiamo notizia in Europa), arrivò anche sul mar Tirreno e si arrestò – secoli dopo – con l’invasione militare di Roma.
La storia testimonia l’importanza che ha ricoperto la polis nell’apparato coloniale del Mediterraneo. Serve, però, un intervento costante nel tempo che conservi e renda accessibile maggiormente le bellezze dell’area archeologica calabrese. Il museo di Locri, in verità, sta creando una serie di piccole o grandi iniziative interessanti anche se le risorse sono poche: la vendita di arance biologiche per raccogliere fondi; la creazione del bookshop (gestito dalla casa editrice Laruffa); l’allestimento di una sala per i non vedenti affinché tocchino con le mani i reperti.
«La carenza di personale è un altro problema evidente – aggiunge la direttrice Agostino –. Servono delle guide preparate. Inoltre bisogna predisporre una pulizia della zona sistematica e non straordinaria, lo stesso vale per i fondi: ci servono fondi ordinari e non straordinari per programmare interventi di lungo periodo».
Visitando il sito, infatti, è evidente che non tutta l’area è accessibile. Anzi, è il contrario. Purtroppo la mancanza di personale fa sì che se non si prenota la visita non è possibile accedere, ad esempio, all’anfiteatro greco-romano. Si tratta, dopo quello di Siracusa, dell’anfiteatro maggiore per importanza e grandezza (conteneva oltre 4000 spettatori) delle colonie greche nel Sud Italia. Spesso sono gli stessi uomini della vigilanza che aprono al pubblico le porte dell’area teatrale. L’area di Centocamere (con la quale è possibile conoscere l’impianto urbanistico dell’antica Locri) non è visitabile perché stanno riqualificando i sentieri. A ridosso della mura di cinta della polis, sempre nell’area di Centocamere, è stata messa in luce la vasta stoà (“portico”) ad U che è uno dei santuari più antichi di Epizefiri. All’interno del luogo di culto sono stati rinvenuti quasi centinaia di pozzetti votivi e ossa animali, testimonianze che riportano al culto di Afrodite, la dea della bellezza, e all’importanza della donna nella colonia.
L’unica area attualmente visitabile è quella del santuario di Demetra e del tempio ionico di Marasà, costruito nel VII secolo a. C. È ben organizzata da un punto di vista logistico con sentieri e pannelli descrittivi anche se alcuni sono logorati e andrebbero ripristinati.
Gestire e dirigere un parco archeologico come quello di Epizefiri, in conclusione, non è semplice. Con le dovute differenze del caso, il sito archeologico di Ercolano ha visto solo nel 2014 oltre 300mila visitatori. Manca allora (o non è sufficiente l’attuale) un certosino lavoro di cooperazione tra le istituzioni, il privato e la cittadinanza. Pensare ad un network misto – Soprintendenza ed Enti territoriali, aziende e terziario – che investa tempo, denaro e risorse umane per collegare e coordinare il museo di Reggio e Locri con i siti di Kaulon, Scolacium e Sibari sembra la soluzione più congrua.
Ma il massimo della sinergia sul territorio potrebbe aversi con un raccordo con il bellissimo Palazzo Nieddu Del Rio, sulla centralissima strada che attraversa Locri. Il restauro – di cui si è parlato in questi giorni – dovrebbe integrare il polo museale già esistente. Già oggi gli spazi dello storico palazzo sono sempre stati adibiti a conferenze-mostre e la sala auditorium ha sempre funzionato. È dunque auspicio di tutti che il territorio abbia un museo degno della sua storia, degli artisti e dei prestigiosi esponenti della cultura, con un evidente raccordo con la vicinissima area archeologica.