Avete presente quella sensazione di imbarazzo, quel senso di spaesamento che si prova quando si capisce di aver sbagliato festa? Bene. Moltiplicate la sensazione per 25 e come risultato avrete gli occhi sbarrati, le espressioni alienate, i corpi immobili di uno stringatissimo manipolo di reazionari, omofobi, xenofobi e fascisti libro-muniti, indefessamente ritti sulla schiena di fronte a quel palazzo cittadino da cui la Cosenza dei diritti scesa in piazza ieri si aspetta delle risposte.
“Sentinelle in piedi”, questo il nome di vecchi mostri che si presentano in versione beta, con la speranza d’accaparrarsi il consenso di nuovi mostri da tastiera e alieni da poltrona. Ma Cosenza non ama quelli che sbagliano festa e i 25 derelitti se ne devono essere accorti ieri. Come da anni a questa parte, la Cosenza multiforme, meticcia e antifascista delle associazioni, dei comitati, dei centri sociali, delle reti si è ritrovata unita in piazza per celebrare la propria di festa, quella dei diritti, dell’uguaglianza, della difesa della libertà personale, quella che si rizza in piedi (ma non sta ferma!) ogni volta che la spada di Damocle del fascismo prova a pendere sulle nostre teste, si chiami esso razzismo, omofobia, becero moralismo. Un serpente che muta pelle spesso, ma pur sempre un serpente strisciante rimane.
Un corteo gioioso, ma deciso, colorato, ma anche un po’ incazzato. Tutti insieme, pronti a osservare quei marziani leggenti, che ci hanno fatto il gran disonore di calcare le strade di Cosenza, anche se solo per qualche ora. Ma non è stato facile godere di questo spettacolo intriso di patetismo fino al midollo, perché a frenare la festa ci hanno pensato le solite zelanti forze dell’ordine, schierate in assetto anti-sommossa per arginare il pericolo proveniente da un corteo disseminato di “facinorosi”, tra cui mamme e bambini in passeggino si sono segnalati come le frange più estreme di un movimento armato fino ai denti di cartelli, megafoni, striscioni. Un bel da fare per gli uomini in divisa, in effetti.
Meglio proteggere 25 alieni che lasciar transitare un corteo di donne e uomini liberi, un corteo che accanto all’odio per chi difende la presunta naturalità di qualcosa, ha voluto rivendicare con forza, per l’ennesima volta, il diritto alla casa e al reddito. Perché la battaglia che combattiamo ogni giorno è una sola, quella per la tutela della dignità umana, una battaglia trasversale che non si chiude ieri con la contrapposizione al ridicolo show di 4 sentinelle, ma continua e continuerà finchè politica e forze di polizia non si renderanno conto che abbiamo bisogno di respirare aria di laicismo e solidarietà. Perché lottare per il riconoscimento di uguali diritti per tutti e farlo in piazza tutti insieme, non è reato.
Voi sentinelle in piedi, noi mine vaganti. Pronte a far esplodere tutta la propria gioiosa rabbia ogni volta che gli alieni avranno voglia di sbarcare in città.
Ah, un consiglio: leggetevi il compare Telesio, a proposito di natura. E capirete, cari marziani, che la natura è una sola e agisce iuxta propria principia. Di innaturale c’è solo il vostro patetico tentativo di creare un concetto di natura in provetta.
Ciao marziani, la Cosenza dei diritti vi augura buon ritorno nei vostri covi.
A mai più, speriamo.
Giuseppe Bornino
ph. Dante Prato
Galleria fotografica Cosenza città dei diritti (23 maggio 2015)