Per la terza puntata di Mint abbiamo scelto The Piper at the Gates of Dawn(1967) dei Pink floyd e lo abbiamo ascoltato insieme agli amici Nicola Comerci e Domenico De Cicco.
Cosa pensate quando sentite la parola Psichedelia? Questo termine è diventato molto comune tra i gli appassionati di musica ma al contempo è difficile dare una definizione precisa di sound psichedelico, difatti il termine significa semplicemente “allargamento di coscienza”.
Sebbene alcuni canoni della psichedelia sono già stati applicati da Coltrane dieci anni prima il 1965 è sicuramente l’anno zero della psichedelia pop/rock. Siamo in America e questa rivoluzione è uno strano tipo di fermento legato fortemente alla cultura hippie che travolge un intera generazione. Per farla breve il risultato di quei fantastici mix di jam blues ed esperienze lisergiche ha dato vita a band come 13th floor elevator, Jefferson Airplane, Doors, Grateful Dead, Velvet Underground, Love che in maniera diversa hanno creato una nuova corrente sonora.
Con i Pink Floyd invece la psichedelia sbarca in europa per la prima volta e viene trasformata attraverso dei canoni stilistici prettamente britannici. Viene rivalutato un genere ancora giovane e la band resta in bilico tra la sperimentazione e la forma caznone tradizionale, riuscendo a tratti a racchiudere la pischedelia in due o tre minuti di brano.
Per certi versi questo disco unifica le diverse strade che si erano prese tra le band statunitensi, ad esempio la forma canzone dei Jefferson Arplane, i flussi improvvisativi dei velvet Underground.
La figura che spicca di più all’interno di questa formazione è quella di Syd Barrett, libero di esplorare a pieno il proprio universo interiore grazie a una solida band a supporto: Nick Mason alla batteria, Roger Waters bassista e futuro leader e infine un tastierista assolutamente sottovalutato, Richard Wright che era il membro con maggiore formazione accademica.
Il titolo del disco è tratto dal settimo capitolo del libro “Il vento fra i salici” di Kenneth Grahame”. I Pink Floyd sono stati tra i primi a trattare tematiche fiabesche all’interno dei propri dischi. La fiaba è il mezzo terreno più vicino per esplorare mondi fantastici, sconosciuti, senza considerare che la tradizione britannica vanta uno stile particolarmente cupo e misterioso per certi versi. Un esempio sono le Nursey Rhyme, filastrocche per bambini che spesso toccano tematiche oscure come la morte. Barrett ne era ossessionato, Genesis e molti altri ringraziano.
A fight between the blue you once knew.
Astronomy Domine è il brano di apertura del disco e rappresenta un vero e proprio viaggio stellare. La musica è composta e suonata in funzione dello spazio, la chitarra da la sensazione dell’elevazione e della discesa sulla terra mentre il basso sembra emulare una sorta di connessione radio. Inoltre questo brano presenta delle anomalie armoniche, rivalutando il concetto di musica tonale. Syd Barret riesce a ricamarci sopra con la chiarra e uno splendido cantato.
Evitando in scioltezza noiosi paragoni con i dischi futuri parliamo dello stile della band. Come molte band inglesi nascono da jam blues, non erano dotati di grande tecnica eccetto Wright (chiedere a Normal “normal” Smith) ma avevano decisamente le idee chiare. Roger Waters mostra subito il suo stile particolare libero da alcuni cliché dei bassisti rock e blues, Mason già qui è un batterista molto attento alle dinamiche e ai tessuti sonori mentre Richard Wright , avvolte virtuoso, avvolte esseziale, sembra suonare già da 10 anni.
That cat’s something I can’t explain
Lucifer Sam è un brano dedicato al gatto (Rover) di Syd Barrett o all’amante della ragazza. Un grande riff sinistro catapulta subito l’ascoltatore in un atmosfera strana, proprio come il personaggio del testo che osserva questo gatto agitarsi e non capisce cosa abbia. Qui c’è l’aria del blues, un blues contorto, acido ed esplosivo che ricorda un certo garage rock di stampo americano ( 13th Floor Elevator su tutti).
Oh Mother, tell me more
Matilda Mother è forse la prima canzone che esplora a fondo la natura psichedelica dell’album. Si inizia con una semplice introduzione di organo, il cantato è come una spirale che si avvolge satura di cori ed echi . La chitarra, suona come gli incantatori di serpenti arabi, ed entra brillantemente nell’assolo accompagnata dal frastuono di patti e un respiro pesante. Decisamente strano ascoltare un brano del genere dopo aver ascoltato i più famosi The Wall o Dark Side of the moon. Questa cosa è inevitabile sia oggi che all’epoca dato che in Italia venne pubblicato solo nel 1971.
Lovely Rita meter maid
Mentre i beatles registravano Lovely rita agli Abbey Road studios, i Pink floyd registravano Pow R Toc H. La leggenda vuole che le urla finali del brano siano ispirate proprio alla canzone dei fab four. Pow R Toc H è un brano decisamente sperimentale, ricco di suoni. Si sentono in alcune ritmiche delle citazioni al Raga indiano, infatti Barrett era un grande appassionato di cultura orientale, misticismo e alchimia. La ricerca di altri mondi non è rivolta solo all’esperienza extrasensoriale ma anche alla conoscenza di nuove culture.
Music seems to help the pain Seems to motivate the brain
Take Up Thy Stethoscope and Walk è il primo di una lunga serie di successi firmati Roger Waters, ascoltandolo si possono subito cogliere gli aspetti raffinati della sua musica nonché la sottile satira sociale che accompagneranno tutta la carriera del bassista.
Check ignition and may God’s love be with you
Interstellar Overdrive è uno dei brani più importanti del disco, il titolo dice tutto, un viaggio cosmico incredibile. Era uno dei brani più eseguiti dal vivo. All’epoca i Pink floyd erano quasi la band resident dell’UFO di Londra dove si cimentavano in versioni jammate di 20/30 minuti di Interstellar Overdrive accompagnati da giochi di luce che diventeranno molto importanti per i spettacoli futuri della band. Per certi versi è la summa di questi Pink Floyd, mette in mostra le dotti di tutti in un amalgama sonora perfetta che stravolge l’approccio alla musica rock.
Tony Leaf
Podcast della puntata: https://www.mixcloud.com/Mint_come_nuovo/mint-2×03-the-piper-at-the-gates-of-dawn/