Si è chiusa un’altra consiliatura. Dalla nostra posizione, alternativa a tutte le manovre occulte ed a tutti i potentati, non possiamo che sottolineare come la fine dell’esperienza Occhiuto si inscriva nella migliore tradizione di mala politica cittadina e nazionale. Non è avvenuta, infatti, su una delle tante questioni politiche emerse in questi anni, come la questione Rom, l’emergenza casa, il centro storico o la politica dei tagli ai servizi essenziali ma è, piuttosto, il prodotto del trasformismo proprio della classe politica cittadina per la conservazione degli atavici privilegi. La caduta della Giunta è avvenuta attraverso il passaggio gattopardesco di una parte della maggioranza alla minoranza con atto notarile. Il futuro “Partito della Nazione” in salsa bruzia che si appresta a saccheggiare nuovamente la città, anche alla luce della recente poltrona di sottosegretario a Gentile e del ritorno di Adamo, è sostanzialmente lo stesso che ha sostenuto e poi fatto cadere Occhiuto; cambia tutto per non cambiare nulla. Sembra paradossale, quindi, che ad ergersi a giudici del buon governo siano gli stessi attori protagonisti dello sfacelo sociale, culturale e strutturale che è sotto gli occhi di tutti. Non crediamo nei miracoli ma nei fatti. Sono gli stessi personaggi, sordi e ciechi di fronte ai bisogni della gente, che hanno gestito in maniera clientelare i diritti e le strutture pubbliche. L’Aterp è cosa loro, così come la Sanità (sia pubblica che privata), così come le innumerevoli agenzie di “sviluppo” del territorio e finanche i tristissimi call center. Per questi “signori” la popolazione non è fatta da persone ma da “compari” con cui spartire le torte ed “elettori” buoni, quest’ultimi, solo a garantire una poltrona con totale sprezzo della dignità e dei diritti dei calabresi.
L’esperienza amministrativa della giunta Occhiuto ha avuto sicuramente luci e ombre: lo sgombero silenzioso dei Rom, la svendita del patrimonio abitativo pubblico, l’impoverimento e la privatizzazione dei servizi e la questione Cooperative, i crolli del Centro Storico e l’abbandono dei quartieri sono solo alcuni degli esempi negativi dell’ultimo esecutivo.
Nel nostro bilancio politico di questi ultimi anni riconosciamo, però, all’ormai ex amministrazione una volontà di interlocuzione propositiva sulla questione abitativa che ha avuto come frutti l’istituzione di una delega specifica all’emergenza casa, l’apertura di un tavolo tecnico in prefettura con comune e aterp (nonostante l’assenza della regione), il ricorso all’istituto della requisizione degli immobili per le emergenze sociali, un piano di autorecupero (in itinere) degli edifici dismessi ed il cambio della destinazione d’uso di quelli destinati all’Università.
Naturalmente questo ascolto e quest’apertura alle istanze rappresentate da Prendocasa sono frutto di un lavoro politico incessante; sono stati conquistati “a spinta”: cinque occupazioni, due sgomberi subiti, decine di occupazioni simboliche (le più eclatanti: Prefettura, Banca d’Italia, Castello svevo, Comune e assessorati) e di manifestazioni di denuncia pubblica. Ad oggi centinaia di (ex) senza casa e molte famiglie in graduatoria, hanno finalmente un alloggio. Risultati conquistati, passo dopo passo, per un diritto che fino a qualche anno fa era pura merce di scambio elettorale e che, come abbiamo sottolineato più volte in questi 10 anni di lotta per la casa, ha garantito carriere politiche. Resta il nodo spinoso, più volte posto ma rimasto inascoltato, della legge regionale sulle politiche abitative, incapace di recepire e di dare risposte adeguate alle vecchie e nuove povertà favorendo di fatto privati e speculatori.
Non era scontato tutto questo, soprattutto mentre il governo nazionale a Roma faceva saltare il tavolo sull’emergenza abitativa con i movimenti e cancellava con l’articolo 5 il diritto alla residenza e mentre questo governo regionale sta discutendo una proposta di modifica (peggiorativa) della legge 32.
D’altra parte non dimentichiamo che, dinanzi al dramma di centinaia di senza tetto che si determinano e occupano stabili vuoti, il PD cittadino è rimasto impassibile (ad esempio di fronte allo sgombero di Viale Trieste nel 2010), autoassolvendosi da ogni responsabilità circa la mancanza di politiche abitative efficaci o, ancora, invocando sgomberi e manette (Perugini, Ambrogio, Zucarelli), in perfetta linea con il governo nazionale, circa le ultime occupazioni.
Potremmo continuare a narrare ancora per molte pagine il poco amore verso la nostra terra e le sue genti che questi sciacalli hanno dimostrato in trent’anni e più di potere o potremmo, come altri, invocare interventi della magistratura, di cui non ci fidiamo, o attaccarci ai verbali degli ultimi pentiti, ma il garantismo a intermittenza o meglio, di comodo, non ci appartiene.
Oggi, mentre pensano di distrarre l’attenzione della gente denunciando perfino la satira di Giuseppe Febbraio (a cui va tutta la nostra solidarietà) e presentando interrogazioni parlamentari basate su titoli di giornale, in realtà sono già indaffarati a progettare un’ulteriore lottizzazione della città attraverso la spartizione degli incarichi, degli appalti e dei profitti sulle possibili Grandi Opere: Metropolitana Leggera e Ospedale di Vaglio Lise su tutte.
Questi sono i veri nodi che riguarderanno la città nei prossimi anni e sui quali si edificheranno le nuove coalizioni che ci troveranno irremovibili nelle nostre posizioni. Avremo tempo e modo di confrontarci, scontrarci e presentare il conto a chiunque andrà ad amministrare la nostra città.
Proprio per questo Casa, Reddito, Salute e Dignità rimangono per noi ancora oggi le priorità di Cosenza e di tutta l’Area Urbana.
COMITATO PRENDOCASA COSENZA