Spingi
il tuo destriero
sorte cieca
muro contro muro.
Quel che resta
è un campo di battaglia
senza guerra.
Pensieri
spade
archibugi
speranze
aggrovigliate
nell’orgasmo di lamiere deflagrate.
Deragliamenti
di ogni dignità.
Pesto
a un mortaio
disperato
lacrime perse.
Un falò di buoni
pentimenti
va in onda
dopo la pubblicità.
Accorato
un pool di magistrati.
Pendolariato
Dovremmo
oltrepassare un po’ il caso
il giorno si deforma
in vagoni
scagliati ad abbaiar
fortuna.
L’abituale seviziato
d’eclatante
Domani
ancora
tutto tornerà invisibile.
Corpi stracci
al vento d’eventi.
Mani
ai fianchi
nell’agonia
d’altri.
E il commiato
senza volto si fa oblio.
Un sospiro colmo di prologomeni.
La terra arsa di sordi ulivi.
Non ci son più urla.
Nè la differenza dei lamenti
Nè tregua all’ultima paura negli occhi
né il tuffo al cuore
del boato
Resta la puzza di vite spezzate
E chi può accorrere?
Tutto è andato
torto
precipitato
Il congedo
che non sentimmo
Se
alla pietà abbiamo
dato prezzo
i morti
ci saranno muti