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Una sanità a spinta

donna

Sanità strozzata dalle politiche d’austerità.
I governi sia quelli Nazionali che Regionali stanno implementando le stesse politiche di austerità con l’evidente risultato che la salute viene strozzata da troppo tempo.
Sono 11 milioni gli italiani costretti a rinviare o a rinunciare alle cure sanitarie per motivi economici.
Quelli che, invece, scelgono di ricorrere alla sanità privata a causa delle lunghe liste d’attesa sono 10,2 milioni.
La sanità privata è l’unica a trarre benefico da questa condizione se è vero come è vero che la spesa sanitaria privata è arrivata a 34,5 miliardi di euro, registrando un incremento del 3,2% tra il 2013 e il 2015.
Nella nostra Provincia il Piano di Rientro ed il Commissariamento hanno fatto il resto.
La chiusura di Ospedali periferici il ridimensionamento dei servizi rende sempre più difficile l’accesso alle prestazioni sanitarie.
Il periodo estivo rende ancora di più visibile la fragilità di tale sistema .
I pochi Pronto Soccorsi dislocati nella nostra Provincia sono costretti a fronteggiare quotidianamente alti flussi di accessi molti dei quali anziani. Una sorta di catena di montaggio. Il Pronto soccorso rimane il punto di ingresso dove affluiscono tipologie sanitarie diverse, dai cosiddetti “codici verdi” ai casi più gravi ascrivibili ai “codici rossi”. Un ruolo–filtro che inevitabilmente incide sia sui pazienti, sia sullo stesso impegno lavorativo del personale. Pazienti che potrebbero essere seguiti al di fuori dell’ospedale non trovando risposte nell’inesistente rete territoriali si vedono costretti ad accedere alle strutture ospedaliere. Và ricordato che quattro italiani su dieci sono affetti da una malattia cronica. Pazienti costretti a fare i conti con i tagli ai servizi di assistenza , con una burocrazia farraginosa spesso con la difficoltà di conciliare la patologia con il lavoro. Pertanto “si arrangiano” come possono finendo per utilizzare i risparmi di una vita. -. La cronicità rappresenta la sfida del futuro per la sostenibilità del sistema sanitario, ma nei fatti sulle cronicità la nostra Regione è all’anno zero. Un cittadino lasciato sempre più solo per curarsi. Tutto ciò in Calabria assume livelli insopportabili, data la gestione politica della sanità regionale che è giusta definire vergognosa e criminale. La carenza di personale non sembra preoccupare la direzione aziendale dell’Asp di Cosenza, che si è distinta per essere l’unica Azienda sanitaria a non avere chiesto alcuna autorizzazione regionale, nell’anno in corso, per l’integrazione del personale sanitario. Una gestione ragionieristica ed aziendalistica che risponde ai costi e non ai pazienti, una gestione contabile che ha come priorità la tenuta dei bilanci e non le esigenze dei cittadini (mission a cui il nuovo Direttore pare stia rispondendo bene).
Queste alcune delle responsabilità della politica.
Il cittadino come reagisce a questo stato di cose.
Da noi prevale ancora l’idea che la salute non sia un diritto ma bensì un favore. Dove il favore è ad appannaggio di questo a quel politico di turno o di qualche suo sodale che possa per esempio accelerare l’accesso ad una prestazione. Tutto ciò determina il consolidamento di un potere indiscusso che fa della sanità il terreno privilegiato per creare bacini di consenso e controllo in totale libertà.
Da qui bisogna ripartire: creando i presupposti per una stagione di lotte che metta al centro il diritto alla salute sfuggendo da inaccettabili diseguaglianze.

CIROMA

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