Nella nostra città l’accoglienza è una chimera, una finzione, un affare per avventurieri improvvisati. Chi ricorda più la vicenda di Sangarè, il giovane migrante deceduto a seguito di un’emorragia cerebrale verosimilmente provocata da un aneurisma nel CAS di Torano?
Molti di noi hanno avuto modo di vivere queste realtà dall’interno, di conoscere il dramma delle persone che nelle terre in cui viviamo cercano dignità e uno spazio per vivere. Di una cosa siamo sicuri: se queste persone, insieme a noi, non avessero conquistato con le lotte sociali un tetto e quel minimo di diritti che sono a loro riconosciuti, oggi non esisterebbero. Le tensioni all’interno dei centri di accoglienza sono funzionali al degrado, al business di finta accoglienza. Sottrarre i mezzi di sussistenza, ritardare il riconoscimento e il rilascio dei documenti, tessere sanitarie e strumenti riconosciuti dalla legge, serve a marginalizzare i migranti, a usarli come arma di pressione sui livelli istituzionali intermedi. Soprattutto questo alimenta insicurezza e xenofobia. Non ci interessa colpire quelle singole esperienze cooperative, crediamo sia sbagliato perché alimenta la demonizzazione dei percorsi virtuosi.
Una cosa è certa, però: Tra i CAS e gli SPRAR non riusciamo a cogliere differenze sostanziali. Fanno tutti parte di un unico presunto “modello” che svuota le persone migranti, le priva dei loro corpi, ne annulla i volti. E’ un sistema complementare alla propaganda razzista di Salvini e dei neofascisti. Il problema è che nella catena di montaggio della fabbrica dell’accoglienza truffaldina gli operatori, entrando in questo meccanismo vizioso, non vedono alternative possibili e finiscono per uniformarsi e contribuire al funzionamento di questa macchina oppressiva.
Se abbiamo voluto pubblicare questo testo a poche ore dalle elezioni, è perché riteniamo che qualsiasi elettore, chiunque, debba riflettere su questi temi. La società che nascerà da questo presente sarà il frutto delle contraddizioni e dei conflitti che stiamo vivendo, dallo sfruttamento della questione dei migranti scaturiranno tanti dei problemi della società che ci attende.
Di questo terribile gioco fanno parte anche le Prefetture. Queste istituzioni, non pagandole, contribuiscono infatti al mantenimento delle condizioni di degrado delle strutture di accoglienza. A questo si aggiungono le dinamiche infamanti con cui i politicanti di turno aprono questi centri di accoglienza per speculare sulla vita dei migranti. Chi richiede accoglienza spesso viene ridotto ad un semplice numerino da collocare nella struttura, ciò contribuisce allo svuotamento umano di una persona. Tutto questo può riassumersi nella ormai celebre frase emersa durante le intercettazioni di mafia capitale.” Con i migranti si fanno molti più soldi che con la droga.”
Francesco e Fusseini, due operatori.