E’ stato sottoscritto Mercoledi 28 Febbraio, presso il salone degli specchi della Provincia di Cosenza, l’accordo di “valorizzazione” della Biblioteca Civica. Presenti alla firma dell’accordo, che dovrebbe portare ad una collaborazione tra la Biblioteca Civica e la Biblioteca Nazionale di Cosenza, Franco Iacucci, in qualità di presidente della Provincia di Cosenza ma anche in qualità di vicepresidente del CDA della Biblioteca Civica; l’Assessore Rosaria Succurro, per il Comune di Cosenza; per il Mibact, il Dirigente del Servizio I della Direzione generale delle Biblioteche e Istituti culturali dott. Nicola Macrì e la dott.ssa Paola Passerelli, Direttore generale Biblioteche e Istituti culturali; il dott. Leopoldo Conforti per l’Accademia cosentina. Ha moderato la direttrice della Biblioteca Civica Anna Viteritti.
Al centro di tutti gli interventi della conferenza stampa la “valorizzazione” del patrimonio storico e culturale della città di Cosenza. Il centro storico di Cosenza, stando a quanto deliberato dagli organi di governo alla fine della riunione del CIPE, sarà oggetto di investimenti pari a 114 milioni di euro , cumulando i 15 provenienti dall'agenda urbana e i 90 stanziati dal CIPE, a cui si aggiungono i 9 milioni del MiBACT. E’ evidente che in piena campagna elettorale le amministrazioni di turno cerchino di creare un falso consenso attorno al loro discutibile operato. I 9 milioni del MiBACT saranno impiegati per l'adeguamento sismico del patrimonio pubblico d'interesse culturale e del patrimonio ecclesiastico, i monumenti interessati però si presentano in condizioni accettabili e non sono a rischio crollo. L’intera città vecchia sta letteralmente crollando, si vivono situazioni sociali drammatiche, a decidere sull’utilizzo dei 90 milioni dovranno essere i cittadini e la popolazione di Cosenza Vecchia, altrimenti il rischio è quello che su questi fondi possa avvenire l’ennesima speculazione da parte della classe politica nostrana.
L’accordo prevedrà una “collaborazione” tra le due biblioteche. Bisogna però specificare che la Biblioteca Nazionale nacque negli anni 70 in un modo “furbesco”. Quella che doveva essere nazionalizzata era la Biblioteca Civica, all’epoca presieduta da Luigi Gullo, che già in quegli anni affrontava delle gravi difficoltà economico finanziarie. Paradossalmente la Civica era la biblioteca più ricca, soprattutto per il numero di edizioni antiche, di tutto il Mezzogiorno dopo la Biblioteca Nazionale di Napoli. Al convegno nazionale dei bibliotecari, svoltosi ad Arezzo nel 1977, venne indetto un ordine del giorno che riguardava le sorti della Biblioteca Civica. Quello che abbiamo appena scritto corrisponde a verità, lo prova la proposta di legge di iniziativa dei deputati Pierino Rende, Riccardo Misasi, Pierino Buffone, Dario Antoniozzi ( che sarà il primo Ministro del neonato ministero dei Beni Culturali ed Ambientali) . La proposta di legge fu registrata alla Camera dei Deputati con il numero 3389 degli atti parlamentari e venne presentata il 17 Gennaio 1975. Questa proposta di legge però, per i dissidi interni sorti nei salotti della Cosenza Bene, andò a finire nel dimenticatoio. Quattro anni più tardi il Ministro dei Beni Culturali fece nascere a Cosenza, a pochi metri di distanza dalla Civica, la “sezione” staccata della Biblioteca Nazionale di Napoli. Questo fu un escamotage per aggirare la legge, il territorio italiano era ormai coperto dalle biblioteche nazionali ( al sud vi erano anche quelle di Bari, Potenza e Palermo), venne creato questo “clone” della Biblioteca Civica e questo fece placare i dissidi nei salotti della Cosenza Bene. La sede della nascente Biblioteca Nazionale venne spostata dai locali del monastero di Santa Chiara (tutt’ora sede della Biblioteca Civica) alla sede del Seminario Arcivescovile, questo spostamento costò allo stato circa 700 milioni di vecchie lire. Per giustificare questo spostamento venne utilizzata la scusa che il monastero di Santa Chiara si trovava in condizioni pericolanti e non avrebbe sostenuto il peso dei magazzini librari.
Dato il pericolo, perché non spostarono anche il magazzino della Biblioteca Civica che già aveva circa 200mila volumi e si trovava all’interno del monastero ? Come mai dopo anni l’allora presidente della Provincia Mario Oliverio pensò bene , per i suoi fini clientelari, di realizzare nel monastero di Santa Chiara il Polo Culturale della Provincia di Cosenza?
Oliverio ottenne in concessione dal demanio il monastero di Santa Chiara che magicamente non era più pericolante. In questo luogo, negli ultimi anni della sua presidenza della Provincia, in piena campagna elettorale per le regionali, Oliverio creò la Biblioteca Provinciale. Tre biblioteche a pochissimi metri nel Centro Storico. Dopo la campagna elettorale, Oliverio diventato governatore della regione, chiuse il polo culturale dimostrando che la creazione dello stesso era finalizzata alle solite clientele. Come mai Oliverio da presidente della regione non ha mai resuscitato la legge speciale regionale, istituita nel 1985, che univa idealmente la Civica con la biblioteca di Soriano Calabro e che doveva servire per lo sviluppo di entrambe le biblioteche? Grazie a questa legge dal 1985 al 1999 la Biblioteca Civica e la Biblioteca di Soriano Calabro beneficiarono di 200 milioni di lire all’anno. A proposito di Mario Oliverio nel 2005, sotto la sua presidenza della Provincia, venne realizzato un secondo statuto senza abolire lo statuto fondante del 1917. Come fa un ente morale , specifichiamo che la Biblioteca Civica viene definita cosi perché non è ne di proprietà dello Stato, ne di proprietà della Regione, ne di proprietà della Provincia e ne di proprietà del Comune, a reggersi su due statuti contrastanti?
Questi statuti sono in contrasto anche con il regolamento interno della biblioteca che, in un paragrafo specifico, dispone che sia i dipendenti e sia il direttore devono sostenere un pubblico concorso per esercitare la loro professione. Nel 2011 venne rotta questa norma e vennero nominati due direttori, preparatissimi nelle loro materie, ma che della scienza biblioteconomica sicuramente sanno pochissimo. I due direttori vennero nominati uno sotto la gestione Oliverio, l’altra sotto l’amministrazione Occhiuto. Una biblioteca che si definisce civica dovrebbe essere a servizio della collettività popolare e non dei giochi politici ed elettorali. Nel corso dei decenni, facendo qualche rarissima eccezione, tanto i presidenti della Provincia quanto i sindaci della città di Cosenza hanno nominato sempre dei prestanome all’interno del Consiglio di Amministrazione. La Biblioteca Civica è lasciata alla deriva più totale anche e soprattutto per colpa dell’incompetenza tecnica di coloro i quali la hanno gestita e la gestiscono.
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