Già un altro pianeta il progetto originario del Planetario Cosentino.
Correva l'anno 1997 e Franco Piperno consegnava alla Ciroma questo documento. Che fu oggetto di discussione fra almeno 200 persone, in più volte. Insieme alla bellezza dell'osservazione del cielo e all'importanza di scegliersi una stella.
CITTA’ DI COSENZA
Assessorato Città Cablata
Nuove tecnologie
Democrazia Elettronica
Associazione culturale Ciroma
Gruppo Astrofili Cosentini
IL PLANETARIO OVVERO UNA ESPERIENZA COSMICA
Introduzione
L’astronomia è da sempre intrecciata con la fantasia e l’immaginazione umana.
Antica quanto la storia del nostro genere è l’attitudine timorosa e reverenziale, ad un tempo, per quei punti scintillanti di luce nel cielo notturno che definiscono, per l’occhio, l’universo.
Ai nostri giorni con l’aiuto di giganteschi telescopi terrestri o orbitanti, nonché di sonde spaziali, l’astronomo continua a ricostruire pazientemente la struttura del cosmo.
I risultati, c’è da star certi, contribuiranno ad aumentare quel timore reverenziale così come la meraviglia per la perfezione dell’universo.
Malgrado che l’astronomia ed i viaggi spaziali appaiano piuttosto estranei alla nostra vita quotidiana, noi dipendiamo dall’una e dagli altri; non già per conquistare lo spazio ma per continuare ad alimentare in noi l’amore per la natura e la vita.
I Planetari diffondono la conoscenza del cielo ed offrono a tutti l’opportunità di impadronirsi dei concetti che descrivono il cosmo.
Tanto come lettura scientifica quanto come spettacolo teatrale, il Planetario ha un effetto magnetico che intriga i visitatori; e si rivela uno strumento formidabile per l’educazione e l’intrattenimento intelligente.
E’ proprio questo potere magnetico che ha spinto il Sindaco e l’Amministrazione Comunale di Cosenza a dare il via al progetto e alla realizzazione di un grande Planetario nella nostra Città, capace d’attrarre studenti e visitatori da tutta la Calabria e ben oltre.
Per come è concepito il Planetario di Cosenza risulterà uno dei più grandi del Meridione potendo competere con quelli di Napoli e Palermo; ma esso avrà prestazioni assai più versatili e raffinate di tutti i Planetari esistenti nella nostra penisola; e sarà in grado di soddisfare a richieste educative, teatrali e scientifiche non solo delle attuali generazioni ma di quelle che verranno.
Nell’intenzione dell’assessorato preposto al progetto, il Planetario di Cosenza sarà dedicato a G. B. Amici; e prenderà il suo nome. Si tratta di un astronomo cosentino di straordinario ingegno, scomparso a soli 27 anni, nel 1538 a Padova, in un duello per amore, "morto giovane perché caro agli dei" (in appendice sono allegate brevi note biografiche sull’astronomo, curate dalla dott.ssa Patrizia Maierà).
Possiamo riassumere le funzioni del planetario nello schema seguente:
a) un ausilio didattico per lezioni scolastiche ed universitarie, per la diffusione del metodo scientifico, nonché un indispensabile strumento per apprendere le tecniche della navigazione astronomica;
b) la via maestra per istradare i giovani verso l’astronomia e l’astronautica,
c) un’occasione per suscitare la creatività sotto il cielo stellato con l’aiuto della musica, la poesia e la storia;
d) un luogo adatto alla fruizione multimediale, in grado di raccontare sullo schermo a volta, in visione tridimensionale, favole e avventure spaziali per i bambini come di assicurare la proiezione di documentari scientifici per specialisti;
e) un grandioso scenario che si presta assai bene ad ogni tipo di "live performance", così come alle rappresentazioni teatrali più complesse.
PLANETARIO DI COSENZA
Scheda descrittiva ed orientativa per la quantificazione dei costi di realizzazione dell'edificio che ospiterà il museo dell’astronomia e planetario. Esso consisterà in tre sale espositive, una sala centrale a volta, (dove è collocato il planetario vero e proprio), e alcuni locali complementari e di servizio, così come è stato riportato nello schema distributivo-funzionale.
- Sala Espositiva: Sistema Solare
- Sala Espositiva: Galassia
- Sala Espositiva: Universo
-Sala Planetario, posizionata al centro dell'edificio, con una volta di diametro di 15 ml e una superficie in pianta di circa 300 mq;
- Atrio d'ingressocon una superficie di 50 mq;
- Locale guardarobae portineria/biglietteria, di 20 mq;
- Saletta d'attesae utilizzabile per piccole esposizioni temporanee, di circa 30 mq;
- Locale tecnico di servizioper ospitare le apparecchiature di supporto del planetario (computer, quadro di controllo, gruppo di continuità, ecc.), con superficie di 30 mq;
- Locali per impianti tecnologici(condizionamento/riscaldamento, quadro elettrico, gruppo elettrogeno e di continuità, antincendio) di circa 50 mq;
- Ufficiper l'amministrazione e la direzione con servizi privati annessi di 50 + 15 mq;
- Bibliotecatematica con superficie di 50 mq;
- Servizi igieniciper il pubblico di 20 mq;
-Ingresso di serviziozona uffici di 10 mq.
In totale la superficie prevista sarà di circa 700 mq, e considerando un'altezza media di 4,00 ml, si avrà un volume di circa 2800 mc.
CENNI DESCRITTIVI
Architettonicamente l'edificio dovrebbe sintetizzare alcune istanze di tipo culturale che possiamo riassumere sinteticamente nei seguenti concetti.
Rinforzare il rapporto con la città e la regione che la ospita evidenziando le loro tradizioni storico-filosofiche e scientifiche (uno per tutti: Pitagora); tale rapporto potrà essere espresso da una serie di riferimenti e citazioni formali o ideali, oltre che più concretamente dall'uso dei materiali locali, che fanno parte, anche questi, di una nobile tradizione da riscoprire, valorizzare e tramandare con modalità innovative verso il futuro, per mezzo di un'"oggetto" che è un concentrato di tecnologia. Pertanto, ad esempio, l'uso innovativo del legno, - chiaro riferimento alla nostra "Silva" (Sila) - e della pietra locale, - con cui è stato costruito il centro storico - abbinato ai nuovi materiali potrà dare certamente risultati positivi.
L'altro "filone" di ispirazione è quello relativo alla metafora della visione dell'Univenso, come un ulteriore sguardo sul nostro passato e verso il nostro futuro, contemporaneamente. Inoltre, da un punto di vista figurativo, certamente le immagini della volta celeste, con le sue straordinarie impressioni visive, non potrebbe passare inosservato a chi approccia tali tematiche progettuali.
Una riflessione su questi spunti appena accennati, potranno essere meglio approfonditi e sviluppati al fine di raggiungere il migliore risultato progettuale possibile.
Riguardo alla localizzazione, ad oggi il sito più probabile, anche se non il migliore, dovrebbe essere quello dell'ex area ferroviaria di Piazza Matteotti. Per la sua centralità e quindi facilità di accesso, per la vicinanza al Centro storico, perchè si troverà all'inizio di una importante infrastruttura come il Viale Parco, perchè inserita in un'area già dotata di una serie di servizi che potranno supportare le attività del Planetario, e non ultimo, perchè si troverebbe su un'area di cui l'Amministrazione Comunale può disporre da subito.
Inserito in tale contesto l'edificio si porrà come un riferimento - una polarità - simbolico oltre che visivo, e potrà essere uno dei tasselli fondamentali della città dei prossimi anni.
Un altro aspetto importante da evidenziare è il rapporto con l'Università che si è già dichiarata disponibile ad un coinvolgimento concreto nell'iniziativa, sia per la gestione sia per una partecipazione finanziaria alla realizzazione.
DESCRIZIONE TECNICA DEL PLANETARIO
1) Diametro della sala: 15 metri circa per un numero di spettatori attorno a 200;
2) Proiezione ottica puntiforme di tutte le stelle fisse visibili ad occhio nudo, fino alla magnitudo 6, tanto nell’emisfero australe quanto in quello boreale – si tratta approssimativamente di 7000 stelle;
3) Proiezione ottica della luna e delle sue fasi, con i dettagli della superficie e la rotazione nodale; contatore del mese lunare;
4) Proiettore ottico per il Sole con le aureole ed il contatore degli anni solari;
5) Proiettori ottici per Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno. Le immagini dei pianeti devono essere tanto di tipo telescopico (in modo che siano riconoscibili i tratti caratteristici) quanto puntiformi;
6) Proiettori ottici per l’ecclittica e l’equatore celeste provvisti del movimento relativo di precessione;
7) Proiettore ottico per le figure delle costellazioni stellari e zodiacali. Possibilità di rappresentare tanto il disegno greco-babilonese quanto quello moderno delle costellazioni;
8) Proiettore ottico per l’angolo orario ed il Polo celeste;
9) Proiettore ottico per il meridiano locale;
10) Proiettore ottico per la scala azimutale e lo zenith;
11) Proiettore ottico per la Via Lattea nel cielo boreale ed australe;
12) Proiettore ottico per i satelliti di Marte, Giove e Saturno;
13) Proiettori ottici delle galassie e delle nebulose;
14) Proiettore ottico della mappa stellare su una superficie piana in funzione della latitudine;
15) Proiettore ottico per le stelle cadenti.
Tutti i movimenti devono poter avvenire manualmente o guidati dal computer.
L’illuminazione deve essere almeno bicroma.
L’impianto deve comprendere un sistema sonoro ad alta fedeltà e un apparato di laser per gli effetti olografici.
PROGETTO DI MUSEO DELL’ASTRONOMIA
Indirizzo
Le linee-guida del progetto dovranno tener conto degli spazi disponibili e delle aree fondamentali dell’astronomia che, sommariamente, possono essere così suddivise:
a) Sistema Solare
b) Galassia
c) Universo
Gli exhibit e la pannellistica tematica dovranno essere realizzati "ad hoc" per costituire le tappe di un percorso lungo il quale il visitatore sia condotto alla scoperta dell’argomento, seguendo una successione logica. Detto percorso dovrà aiutare il visitatore a precisare le nozioni già possedute e stimolarlo nella ricerca di altre forme di informazione (come i libri) per proseguire il percorso educativo.
Il progetto dovrà quindi considerare quanto detto, onde far sì che il visitatore non sia indotto a momenti di disattenzione e riducendo le possibilità di recepire appieno gli stadi successivi del percorso.
Per raggiungere questo scopo, si dovranno progettare e realizzare exhibit interattivi rivolti principalmente alle scolaresche, che offrano un coinvolgimento diretto, adatto anche ad una fruizione collettiva. Gli exhibit già esistenti di cui si allegano le descrizioni, andranno opportunamente inseriti. Essi sono: fasi della luna, distanza stellare, telescopi, spettro delle stelle, gravità.
La sequenza di exhibit lungo un percorso prestabilito non dovrà solo divertire tramite l’approccio "hands-on", bensì anche risvegliare l’interesse del giovane visitatore, con l’ausilio – eventualmente – di un manuale di "istruzioni per l’uso" del Museo-Laboratorio.
Un percorso di questo tipo dovrà essere rivolto anche ad un pubblico più "competente" (secondo livello della mostra) con integrazioni quali pannelli, postazioni multimediali, attività di laboratorio, esperimenti guidati e schede di approfondimento.
In questa seconda fase non si dovrà ricorrere comunque a termini specialistici e, qualora necessari, dovranno essere opportunamente spiegati.
Richieste
I criteri fondamentali da tenere presenti sono i seguenti:
- efficacia del messaggio
- ripetibilità dell’esperimento – senza necessità d’intervento – condotto anche da più visitatori contemporaneamente
- resistenza degli exhibit al logorìo
- sicurezza per l’utente
- facilità di manutenzione
SCHEDA ESPLICATIVA
SISTEMA SOLARE
Viaggio nel Sistema Solare.
Si parte dal sole; troviamo un modello della nostra stella con indicazione delle varie zone all’interno del Sole (dal nucleo con la fusione nucleare, fino alla fotosfera).
Procedendo oltre il Sole troviamo rappresentazioni in scala dei diversi pianeti in ordine di distanza. Accanto ai modelli, pannelli esplicativi e bilance su cui il visitatore può vedere quale sarebbe il suo peso sul pianeta in esame.
Pianeta Terra rappresentato con l’inclinazione dell’asse di rotazione, in scala con la Luna; Luna con la sua bilancia; exhibit Moon phasesmodello dinamico per la spiegazione delle eclissi. Exhibit per la spiegazione delle stagioni. Tra Sole e Terra modelli di sonde-satelliti per la ricerca astrofisica (da richiedere all’ESA).
Se le dimensioni della sala lo consentissero si potrebbero posizionare i pianeti in modo da riprodurre in scala anche le orbite e allora queste potrebbero essere segnate sul pavimento o addirittura fuoriuscire dalle pareti esterne dell’edificio.
Alla fine del viaggio:
- exhibit What is gravity?
- "ricapitoliamo" il Sistema Solare con un modello dinamico che riproduca in scala le orbite dei pianeti intorno al Sole con le diverse velocità di rivoluzione (immaginiamo di essere usciti dal Sistema Solare e vederlo fuori. Collegamento con la sala successiva).
GALASSIA
Modello – possibilmente calpestabile – della nostra galassia a spirale, in rotazione con led luminosi che indicano stelle di diverso colore (blu, gialle, rosse).
Spiegazioni dei colori delle stelle: exhibit Spectrum of the stars.
Exhibit sulla scomposizione della luce attraverso il prisma.
Multimedia su come si vede la galassia alle varie lunghezze d’onda (Citè de l’Espaze).
Le stelle che vediamo riunite in costellazioni sono effettivamente vicine tra loro? Big dipper.
Multimedia o pannello interattivo sull’evoluzione stellare a seconda della massa iniziale delle stelle.
Multimedia sul diagramma HR.
Pannelli retroilluminati sugli oggetti non stellari della galassia (nebulose, resti di supernova, regioni di formazione stellare, …).
UNIVERSO
Foto di galassie di vari tipi e oggetti extragalattici più pannelli descrittivi.
Telescopes(questo exhibit può essere posizionato anche in altri punti del percorso, perché il telescopio serve per osservare oggetti del Sistema Solare, della galassia e/o extragalattici).
Exhibit/pannello sul telescopio "macchina del tempo" a causa delle enormi distanze degli oggetti celesti e del fatto che la luce impiega un certo tempo a viaggiare fino a noi, vediamo la radiazione emessa tanto più indietro nel tempo, tanto maggiore è la distanza dell’oggetto che osserviamo.
Sforzi per "vedere lontano", exhibit sulla turbolenza atmosferica e sulle ottiche adattive.
Pannelli sul Big Bang e formazione sull’universo dai primi istanti ad oggi.
Exhibit non interattivo sugli effetti della gravità sulla curvatura dello spazio (un telo elastico con una massa al centro).
Pannello sulle teorie e miti cosmogonici.
Note sul Museo Astronomico del Planetario
Si è scelto, prima di tutto, di privilegiare la Sala del Sistema Solare su quella della Galassia e dell’Universo, in base ad una gerarchia dei luoghi che s’origina dall’esperienza stessa del corpo umano – gerarchia che è di per sé un antidoto alla sostanzializzazione dell’astrazione scientifica, al pregiudizio diffuso che trasforma in certezze quelle che sono ipotesi di lavoro per la ricerca.
Queste certezze, alimentate dalla mezza cultura dei giornalisti, sono il vero ostacolo nella individualizzazione della cultura scientifica giacché si trasformano in feticci con pretesa scientifica - veri e propri ceppi della mente che inchiodano l’individuo alle sue paralizzanti illusioni cognitive. In astronomia la mezza cultura fa più danni che l’ignoranza.
All’interno della Sala del Sistema Solare un ampio spazio museale è dedicato al confronto tra l’astronomia tolemaica e quella moderna.
Questo confronto permette al visitatore d’afferrare ad occhio, per così dire, la segreta qualità del pensiero astronomico occidentale, la sua natura convenzionale, propriamente linguistica – la nostra scienza non è una descrizione "vera", come dire, fotografica del mondo in cui ci capita di vivere; piuttosto è un modello di quest’ultimo, un racconto che ci permette di risolvere i complessi e qualche volta insoliti movimenti che osserviamo in movimenti più semplici, elementari, accessibili al senso comune, pubblici e familiari ad un tempo.
Il visitatore che sia già stato spettatore, sotto la volta del Planetario, ha assunto il punto di vista, del tutto naturale per noi terrestri, che vuole la Terra in riposo. Il nostro visitatore, quindi, non ha difficoltà nell’usare l’intuizione per seguire la complessa macchina tolemaica che ordina in modo mirabile tutti i moti celesti percepibili ad occhio nudo.
Uno speciale risalto viene dato all’Astrologia di Tolomeo. Senza di questa, in effetti, il sistema astronomico dell’Alessandrino si rivela letteralmente privo di senso, quindi complicato ed oscuro.
Rimettere in contatto l’Astronomia antica con l’Astrologia consegue anche il risultato, didatticamente notevole, di spiegare le metafore astrologiche di cui pullula tanto la letteratura greco-romana quanto la pittura rinascimentale - un mondo di divinazioni, gesti rituali, atti di culti ormai dispersi, allegorie spaziali e similitudini cinetiche del tutto incomprensibili senza la matrice astronomico-astrologica che ha dato loro vita e continua ad alimentarle.
Infine, v’è un terzo motivo per far posto, in un Museo astronomico, alla Astrologia: attirare quelle decine di migliaia di cittadini che seguono quotidianamente le rubriche astrologiche dei grandi "media" della comunicazione - ed ottengono da ciarlatani risposte mistificate ad una interrogazione assolutamente autentica. L’inquietudine che provoca in noi l’osservazione del cielo notturno, l’interazione visiva con stelle e pianeti, quella emozione sorda di appartenenza al cosmo, merita una risposta diversa da quella caricaturale offerta dagli astrologi dei grandi giornali.
Quanto all’astronomia moderna essa verrà rappresentata sia nella versione originale di Copernico sia nella variante Kepleriana - anche qui la comprensione delle differenze formali permette una acquisizione rapida di un faticoso passaggio storico nell’evoluzione del pensiero astronomico .
A sostegno del sistema copernicano-kepleriano vengono offerte al visitatore le principali prove che confortano, nella comunità astronomica, l’ipotesi eliocentrica; ci riferiamo ai tre principali movimenti della Terra: quello di rotazione attorno al proprio asse, di rivoluzione attorno al Sole e di precessione retrograda lungo l’asse zodiacale.
Per quanto riguarda la rotazione, l’evidenza sperimentale più raffinata e decisiva di cui la scienza disponga, può essere facilmente esposta in un Museo. Si tratta del pendolo di Foucault, costruito per la prima volta dal fisico francese nel 1851 ed appeso alla cupola del Duomo "Les Invalides" a Parigi.
La costruzione di un pendolo che abbia una lunghezza di almeno venti metri non presenta difficoltà di rilievo se v’è la possibilità di proteggere il peso dalle correnti d’aria e di scavare un pozzo nel sottosuolo.
Come è noto, il periodo di rotazione del piano di oscillazione di questo pendolo può essere misurato direttamente dallo spettatore che viene trasportato lungo un intero giro attorno all’asse del pendolo dalla Terra che ruota. Questo periodo è poi lo stesso che impiega la Terra per compiere un giro attorno all’asse di sospensione del pendolo, cioè attorno alla verticale del luogo. Così il pendolo di Foucault testimonia la rotazione terrestre anche quando il cielo è nuvolo e non sono visibili i luminari celesti.
Capire la rotazione del pendolo di Foucault vuol dire prendere coscienza delle peculiarità del movimento rotatorio – movimento di cui i nostri sensi, contrariamente a quel che accade per la traslazione, hanno così raramente esperienza da risultare controintuitivo.
Il visitatore è messo così nelle condizioni d’esperire l’esistenza di qualcosa che il suo corpo non avverte - e tutto ciò non è una mera acquisizione di informazione, ma un vero atto di crescita della interiorità del visitatore, del suo grado di consapevolezza.
Al pendolo viene data una collocazione architettonica che ne enfatizzi la potenza simbolica, la qualità enigmatica - il suo essere il geroglifico che nomina il moderno sentimento del tempo, la temporalità occidentale .
Accanto al pendolo, viene posta una scheda illustrativa multimediale che riporti a grandi linee la disputa sulla rotazione della Terra e collochi storicamente il congegno inventato da Foucault.
Ad un livello di fruizione più alto, ci si prenderà cura di smontare, attraverso una scheda multimediale, il carattere probante della esperienza di Foucault riportando i risultati della Teoria Generale della Relatività secondo i quali la rotazione del piano di oscillazione si può interpretare come effetto di un Universo che ruota attorno ad una Terra stazionaria.
La rivoluzione della Terra attorno al Sole ha la sua prova regina nella aberrazione dalla luce stellare - ma essendo questo un fenomeno che consta di parti non simultanee non può essere oggetto d’esperienza diretta, come accade nel caso del pendolo il cui divenire si dipana nell’unità di luogo e di tempo.
L’aberrazione stellare può essere ricostruita:
a) per analogia, riferendosi, come fece Bradley, l’astronomo inglese che per primo nel 1729 scoprì il fenomeno, all’orientazione di una bandiera posta sull’albero di una nave che traversi un fiume mentre è investita dal vento;
b) per similitudine, giocando sul concetto di fotone, al movimento di una pallina che cadendo verticalmente debba attraversare un tubo trasparente che si muova orizzontalmente.
La comprensione dell’aberrazione stellare, sviluppa nello spettatore la capacità di riconoscere la conseguenza della natura relativa del movimento di traslazione - movimento più facilmente rappresentabile perché a noi più familiare .
Anche questa zona museale deve avere una scheda multimediale che illustri il problema delle parallassi e l’esperienza di Bradley.
Il terzo movimento, infine, quello della precessione, viene illustrato per similitudine con il moto di una trottola gigante a propulsione elettrica e per contrasto con il moto di una sfera ruotante, anche essa mossa elettricamente, che non presenta la precessione - la differenza costituisce un buon esempio, anche elementare, di ciò che in fisica si chiama "rottura di simmetria" .
La scheda multimediale che accompagna l’illustrazione degli effetti della precessione riepiloga la storia delle teorie sulla precessione da Ipparco a Copernico – e si sofferma sugli avvenimenti che sconvolsero l’antico Egitto proprio quando attorno al 2500 a.C. la stella Thuban, a causa della precessione, smise di essere la stella fissa nel cielo provocando l’abbandono della religione astrale e l’avvento di quella solare.