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La Morte di Jacqes Guenot, matematico nato svizzero e divenuto, per scelta,intellettuale meridionale.

Due settimane fà,verso la mezzanotte, nell’ospedale civile di Cosenza, è morto Jacques Guenot. Era un matematico svizzero divenuto calabrese per scelta. Insegnava all’Unical, ma allo stesso tempo era un organizzatore di cultura, un giocatore di scacchi, un enologo partecipante, un pianista dilettante, un cuoco cosmopolita e altre cose ancora. Jacques apparteneva a quella piccola moltitudine di giovani docenti che, da tutta Europa, erano venuti, ad Arcavacata di Rende,per fondare, negli anni settanta, il primo ateneo calabrese, l’UNICAL appunto.
Ammaliata, nel bene e nel male, dal movimento del ’68 e consapevole per diretta esperienza della degenerazione del sistema universitario, questa generazione di docenti aveva maturato, pur senza conoscersi, una determinazione comune, una sorta d’utopia concreta : tentare fin da subito l’autoriforma degli studi universitari, per sottrarli alla progressiva americanizzazione, alla specializzazione idiota imposta dal complesso militare-industriale.
Risuonava in loro un sentimento di potenza, la fiducia in se stessi che deriva dal tentare di fare la cosa giusta: non lasciare al mercato il compito di ricondurre ad unità i saperi, piuttosto riunificarli per una altra via,rendendoli accessibili al senso comune.
Era un ritorno all’origine, una riproposizione della Universitá originaria, in grado, come suggerisce il nome, d’intersecare i saperi dando loro un verso, una direzione; rendendo così la divisione disciplinare un mero dispositivo pedagogico.
Poi le cose, come spesso accade, erano andate per un altro verso.
Così, certo non possiamo dire che Arcavacata sia una riedizione della Città del Sole; e quell’utopia concreta è andata via via sbiadendo fino a stingere verso una rassegnata distopia.
E tuttavia, l’UNICAL non è stata una opera inutile; in meno di mezzo secolo ha garantito a diecine di migliaia di giovani delle città rurali dell’osso appenninico l’accesso alla formazione universitaria. Per quanto mediocre possa essere giudicata la qualità degli studi impartiti non c’è chi non veda che si sono così venute ponendo le precondizioni per il risveglio dello spirito pubblico meridionale.
Jacques Guenot con l’insegnamento, con l’impegno sul territorio — per l’alfabetizzazione matematica nella scuola, per la promozione delle tecnologie informatiche nelle amministrazioni locali — ha fatto la sua parte per aiutare i meridionali a rientrare in se stessi, dopo lo straziato viaggio nella modernità.
Jacques è morto, cioè ci ha preceduti in quel non-luogo dove tutti dobbiamo andare, chi prima chi dopo. Ma il prima ed il dopo per un matematico sono solo illusioni cognitive ancorché assai diffuse nel senso comune e dure a morire.
Jacques è morto, nel senso che ha portato a compimento la sua vita; come l’artigiano compone, finisce il suo capolavoro.

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