1000 persone che sfilano con striscioni e cartelloni, incuranti della pioggia insistente, per le caratteristiche strade della Presila cosentina, tra Celico e Spezzano. Donne, uomini e bambini, in molti con una fiaccola accesa per illuminare il buio che abita le in-coscienze di una classe politica che, a suon di emendamenti, false promesse e rinvii, sta compromettendo la salute di centinaia di cittadini e inquinando quell’aria, un tempo sopraffina, che potrebbe fungere da polmone verde per una vasta area che giunge fino alle porte del capoluogo bruzio.
“La Presila paura non ne ha”, intonano i manifestanti, a testimonianza che esiste uno spirito civico generalizzato e un’attitudine alla resistenza, che oltrepassa il concetto di militanza o attivismo in senso stretto. E di queste esperienze abbiamo bisogno, oggi, per ridare nuova linfa vitale a un discorso politico di movimento che si origini realmente dal basso, coinvolgendo il maggior numero di persone possibile in lotte e battaglie per la difesa del territorio, della dignità, del lavoro.
Una popolazione in rivolta per dire “basta!” agli spudorati giochetti della politica nostrana, per dire “basta!” ai proclami di un Presidente della Regione che rivendica orgogliosamente la paternità della strategia “rifiuti zero” (???), ma, a quanto pare, non di quella “discariche zero”, visto che i fumi maleodoranti provenienti dalla discarica di Celico si percepiscono anche a lunga distanza.
Olezzo che ha stuzzicato i nasi più sensibili dei furbetti del quartierino di turno che, sui rifiuti, hanno e continuano a lucrarci. “Fiuta l’affare” troviamo scritto, infatti, su uno dei muraglioni che circondano la strada che porta in Sila.
La discarica di Celico, che non rispetta le distanze minime, sancite per legge, da centri abitati e corsi d’acqua (dell’inquinamento delle falde vogliamo parlarne?), purtroppo, però, è in triste compagnia di altre sventurate sorelle (Pianopoli, Scala Coeli, Alli, solo per citarne alcune).
E adesso, a stretto giro d’orologio, il termine del 30 settembre prossimo, giorno in cui scadrà la proroga dell’emendamento Orsomarso che consente l’utilizzo della discarica illegale di Celico.
La presa di posizione della Presila dignitosa e incazzata è chiara: “se non la chiudete voi, la chiudiamo noi”. Il governatore Oliverio è chiamato, con la massima urgenza, a fare chiarezza, perché quando la posta in gioco è la salute dei cittadini e la salubrità di un territorio, deroghe, proroghe e rinvii non sono più tollerabili.
Chiudere immediatamente la discarica di Celico, ma, soprattutto, impedire che altre Celico proliferino sul nostro territorio. Perché la battaglia della Presila non è una battaglia localistica o autoreferenziale, ma una lotta regionale che chiede, a gran voce, una diversa gestione del sistema dei rifiuti. Ora, o mai più!
G.B.