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Cosenza, i Blade Runner aprono la caccia agli “illegali”

Il buio della notte abbraccia le strade della città, ad illuminare l’ asfalto urbano non è la fredda luce dei lampioni ma è il blu dei lampeggianti dei mezzi delle forze dell’ ordine. Una figura cupa con il volto oscurato da un cappuccio osserva la città dall’ alto. In un quadrilatero circoscritto dal Castello Svevo, dal Ponte di Calatrava, dalla chiesa di Santa Teresa e dallo Skyline, si notano tante luci blu che si riflettono sui palazzi e sui marciapiedi. Tra il Crati ed il Busento stiamo assistendo ad un acuirsi delle paranoie securitarie. Auto delle forze dell’ ordine che sfrecciano di continuo, posti di blocco in ogni dove, sembra quasi di vivere in una realtà distopica. Sembra di essere nella Los Angeles del 2019 descritta in Blade Runner, forse è proprio quello l’ obiettivo, trasformare nel giro di due anni Cosenza in una città dove il controllo sociale è esteso a tutti i settori della società, dove gli occhi meccanici osservano i movimenti di tutti noi, dove i poveri vengono ghettizzati, dove viene data la caccia a chi, come i “replicanti”, è considerato illegale. Quelli che una volta potevano essere considerati incubi tecnologici adesso sono un tetro squarcio della realtà.

 
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Questi altro non sono che gli effetti dell’ applicazione del Decreto Minniti. Nelle città ad essere ricercati sono i migranti, sono i writers, sono gli ultras, sono gli antagonisti che si oppongono allo stato di cose attuali. Chi porta il mondo con se ed è pronto a contaminare la propria cultura con le altre, chi colora i grigi muri dello spazio urbano attraverso l' arte dell' underground, chi aggrega negli stadi e sui freddi gradoni di cemento, chi porta il fuoco del cambiamento dai centri sociali e dalle occupazioni abitative alle piazze e alle strade. Siamo sicuri che siano questi i veri nemici delle città? Chi invece continua a devastare i nostri spazi con nuove colate di cemento, chi continua a speculare sulle nostre vita, chi stringe accordi sottobanco con il benestare dei poteri porti agisce indisturbato.

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Il questore Conticchio ha deciso di trasportare questo clima opprimente anche a Cosenza. E’ mai possibile che in questa città dove il malaffare regna sovrano, dove si muore nelle corsie di un ospedale, dove i quartieri popolari sono in balia del degrado, dove nel Centro Storico si muore nel rogo di un palazzo, dove il tribunale emette sentenze farlocche, dove le scuole sono inagibili e lo scopriamo dopo anni, dove tanti e tante sono senza casa e senza lavoro, il problema sia il piccolo spaccio? Come si può pensare che sia questo clima di terrore a far smettere i ragazzini di assumere droghe leggere? Per tanti ragazzi che non hanno opportunità lavorative, che sono senza futuro, è facile mettersi a spacciare per alzarsi qualche soldo. Quando si arresta un pusher il suo posto nella “piazza” viene preso da chi prima faceva il palo o magari da chi prima era un semplice consumatore. Quando si viene arrestati e si viene trattati come narcos per qualche grammo di marijuana in tasca si danneggia inesorabilmente la psiche del ragazzo. Magari in questa città si ritornasse a parlare di uso consapevole delle droghe leggere quando intere generazioni sono ammaliate dal corteggiamento della “dama bianca”, che oramai, non si trova più soltanto nei salotti della Cosenza Bene, che comunque non sono mai stati e non saranno mai oggetto di retate, ma che sta diventando sempre più una piaga sociale con un impatto che potrebbe essere simile a quello dell’ eroina negli anni ottanta.


La verità è che per strada ci si sente braccati, oppressi, presto le piazze e le strade potrebbero svuotarsi. Così facendo l’ obiettivo, di chi vuole che la gente rimanga chiusa in casa per paura, sarà raggiunto.

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Le città, i quartieri, gli spazi abbandonati, gli stadi rappresentano il battleground dove bisogna combattere una battaglia quotidiana. Il cybercontrollo si sta estendendo e per questo motivo c’ è bisogno di hackerare questa realtà.


Proprio come Arthur Rimbaud che “scriveva silenzi, notti, segnava l’ inesprimibile e fissava vertigini”, una figura cupa con il volto oscurato da un cappuccio osserva la città dall’ alto. Adesso l’ ordine ha fallito, le strade sono invase da ribelli e da agenti del caos che portano avanti strategie di resistenza urbana. Sotto quel cappuccio può esserci il mio volto, il volto di un agente del caos, il tuo volto, proprio tu che stai leggendo, può esserci il volto di chiunque…

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