La sentenza di questi giorni dell’inchiesta sull’Aterp ci restituisce, così come avevamo detto 4 anni fa, la solita pantomima del tribunale di questa città. Lo dicevamo all’inizio di questa inchiesta che Fuoco avrebbe pagato da solo, e che i vertici e soprattutto i mandanti di anni di malaffare in questo ente non sarebbero neanche stati sfiorati da questa ennesima farlocca inchiesta.
All’indomani dell’operazione giravano le intercettazioni che vedevano discutere Pino Gentile e, poi, la figlia Katia con vertici dell’Aterp in merito al nuovo commissario che si stava insediando, Tony Gagliardi. Intercettazioni che solo una Procura corrotta non ha valutato come elementi probatori all’interno dell’inchiesta. E fu proprio tutto ciò che ci fece capire che ci ritrovavamo difronte all’ennesima operazione di facciata, che nulla aveva a che vedere con la corruzione presente in questo ente. Ci teniamo a riprendere le parole di Alessandro Bozzo, giornalista con la “g” maiuscola che ci ha lasciati prematuramente, e che nel suo ultimo articolo rappresentava bene la situazione di questo ente: “in un mondo normale se uno fa il proprio dovere nell’interesse dell’azienda per cui lavora e della comunità, fa carriera. E viene trattato con riguardo, rispettato e stimato. Perché ha un etica professionale e rispetto della legge o semplicemente perché è onesto e non gli piacciono furbetti e prepotenti. Ma Cosenza non è una città normale. Qui se uno fa il proprio dovere lo assegnano ad altro incarico e se si ribella gli incendiano pure la macchina. Per far carriera a Cosenza bisogna essere vigliacchi senza onore o imbroglioni dall’avidità insaziabile, sempre pronti a inginocchiarsi davanti ai prepotenti”.
L’ennesima dimostrazione è arrivata dall’inchiesta che ha portato a galla la gestione parallela dell’Aterp a uso e consumo di delinquenti e politici senza scrupoli. Come al solito, Alessandro è sempre stato puntuale su alcune questioni spinose della nostra città, ma qui ritrae alla perfezione un ente che tutto fa tranne che gestire le case popolari. Il fatto che i Gentile da sempre gestiscano questo ente come a loro più comodo è chiaro ai più e le intercettazioni di 4 anni fa confermano questa tesi. Inoltre, non c’è da dimenticare che Pino è stato assessore ai lavori pubblici e per anni ha potuto gestire “legalmente” l’ente, dato che dipende direttamente dall’ufficio 9 della Cittadella Regionale. Eppure, nonostante l’inchiesta farlocca, la malagestione dell’ex Hotel Jolly continua indisturbata. Lo sapete che alcuni dirigenti dell’Aterp per fornire informazioni al Comune in merito a case popolari che si liberano le portano a mano per evitare che per mail o per fax, sia nell’Aterp che nel Comune, vengono captate da impiegati poco inclini al concetto del buon andamento della cosa pubblica? Lo sapete che l’Aterp conosce il suo patrimonio solo sulle carte, ma fattivamente non sa se in quel magazzino o in quella casa vi sono i veri assegnatari? Il patrimonio di questo ente, che è uno dei pochi importanti di proprietà statale, è in mano a una gestione schifosa, dove si tende a brutalizzare più che valorizzare un patrimonio così importante. E ancora, potremmo parlare della compravendita delle case che varia dai 5000 ai 15000 euro chiavi in mano, con la promessa dell’aiuto per la regolarizzazione.
Per non parlare, poi, degli aspetti più legati alla legge regionale, il turn over non viene minimamente applicato, la pratica che si segue è quella dell’acquisto con riscatto e quindi di svendita. Le graduatorie che Aterp presenta insieme al Comune non coprono il fabbisogno delle persone che fanno richiesta. Se si fanno notare queste cose ai commissari di questo ente ti rispondono che non ci sono i soldi perché la gente non paga l’affitto sociale, ma se andiamo a guardare il patrimonio non c’è traccia di ristrutturazioni da 30 anni e soprattutto di fronte alla depredazione dei fondi Gescal questo ente è rimasto in silenzio. E tutto questo abbandono fa bene alle famiglie come i Gentile che in questa illegalità hanno costruito i loro imperi clientelari. Noi, nella magistratura non abbiamo mai creduto, proprio perché paghiamo sulla nostra pelle processi per aver difeso diritti importanti come quelli della casa.
Non è più sopportabile una situazione in cui chi dovrebbe garantire il diritto all’abitare in questa regione ha come unica priorità l’arricchimento personale, l’interesse particolare e la depredazione di risorse economiche pubbliche. Questa è la legalità che la politica calabrese tanto si sbandiera ? Se qualcuno pensa che davanti a questa triste realtà esista solo la via della rassegnazione si sbaglia di grosso, occupare è giusto e rappresenta l’unica via di riscatto possibile.
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