Il cantone curdo di Afrin nella Siria del Nord è sotto attacco dalle forze armate turche e dal governo di Erdogan. In queste ore ed in questi giorni si stanno susseguendo atroci bombardamenti che stanno provocando centinaia di morti e feriti. Quella di Afrin è stata una delle regioni più stabili e sicure della Siria negli ultimi cinque anni. La città ha accolto un numero di sfollati interni pari alla propria popolazione originale. Erdogan, con la complicità della Russia, degli Stati Uniti e dell'Unione Europea, sta attaccando uno di quei cantoni dove il confederalismo democratico teorizzato da Abdullah Öcalan garantisce l'equità dei popoli presenti.
Tutto questo sta accadendo pochi mesi dopo la liberazione di Raqqa. Nel silenzio e nell’ oscurantismo dei media nostrani l’Isis è stato sconfitto a casa sua dalla determinazione di chi porta avanti un idea rivoluzionaria di collettivizzazione delle vite, autogestione e autorganizzazione. Nella capitale dell'autoproclamatosi Stato Islamico, è caduta l’ infame bandiera nera delle torture, dei saccheggi, delle depravazioni. Raqqa è finalmente libera, ora sventola la bandiera della liberazione e della rivoluzione curda.
Nella liberazione di Raqqa, avvenuta grazie al coraggio ed al sacrificio delle YPG, delle YPJ e delle Forze Democratiche Siriane, le donne hanno ricoperto un ruolo di avanguardia. Assume importanza le "teoria della rosa" secondo la quale i petali delle rose coltivano la propria bellezza grazie alle spine che li proteggono dalle minaccie. Sono proprio quelle spine che permettono ai petali di sbocciare rigogliosi. Ogni donna è come una rosa che coltiva la propria bellezza grazie all'autodifesa. Difendersi in questo caso ha significato abbattere il sessismo ed il patriarcato della società occidentale.
Nonostante la liberazione di Raqqa, gli attacchi dello stato turco contro Afrin, il Rojava e l’intera Siria del Nord sono un vantaggio per l’ISIS e altri gruppi Salafiti. L'esperimento rivoluzionario della "democrazia senza stato" nel Rojava va difeso ad ogni costo.
STOP BOMBING AFRIN
#SaveAfrin
#DefendAfrin
#KatilErdogan
Abbiamo ascoltato Paolo Andolina, combattente internazionale delle YPG.