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Sono italiano e ho manifestato con i neri che sfasciavano le fioriere

Sono italiano e ieri ero a manifestare con i neri che hanno sfasciato le fioriere.

Qualche ora prima avevo letto su internet la notizia della “sparatoria”, come l'hanno chiamata i giornali. In realtà un uomo bianco ha freddato con sei colpi di pistola un nero, un senegalese di 60 anni che vendeva ombrelli in centro. Si chiamava Idy Diene. All'inizio pensavo fosse una bufala, ma la fatalità ha davvero voluto che fosse il marito della vedova di Modou Samb, un altro senegalese ucciso a pistolettate da un fascista di Casapound insieme a Diop Mor: i due morti della strage di piazza Dalmazia. Incredibile.

Dicono che stavolta è diverso. E' diverso, ma dire che il razzismo non c'entra nulla è una cazzata. Ok, la disperazione. Ok, la follia. Ok, il gesto estremo. Il punto è il bersaglio. Il punto è che uomini e donne con la pelle nera siano stati trasformati in bersagli da colpire. Risultati di Salvini e TV.

Qualche anno fa il “folle disperato” del tempo andava a Montecitorio per sparare a un politico, uno qualsiasi, e poi feriva un Carabiniere. Ve lo ricordate? Ve li ricordate i politici che lanciavano l'allarme e protestavano contro le “campagne di odio” che subivano in quei tempi? Era un fatto politico. Erano i tempi del governo Monti.

Ora invece le “campagne di odio” le dirigono direttamente i politici e indicano gli immigrati come causa di tutti i mali. Ora sono loro il bersaglio dei discorsi incazzati al bar e delle pistolettate. Sono furbi questi politici. E sono fessi quelli che ci sono cascati... e che ora dicono: “è stato solo un pazzo, la politica non c'entra niente!”. C'entra. Questo la maggioranza degli italiani non l'hanno capito. I senegalesi che ieri hanno rotto le fioriere sì, ce l'hanno chiarissimo. Per questo ero con loro.

Dicono che, in realtà, il fatto è che lui – l'assassino – era pieno di debiti. E quindi? Banche e politici ci rovinano e a pagarne il prezzo sono gli immigrati. Oppure le donne, come le tantissime mogli uccise dai “raptus” dei mariti in crisi economica. Anzi, dopo ieri, credo che se dopo l'ennesimo femminicidio che viene “giustificato” dai giornali centinaia di donne scendessero in piazza e rompessero qualche fioriera nello vie dello shopping di lusso farebbero proprio bene. Ce ne sarebbe bisogno. Certo, non basterebbe a risolvere il problema. Ma ci sono cosa che non possono e non devono diventare “normali”. Bisogna reagire. In qualche modo. Sarei stato con loro.

Ero con i senegalesi che hanno rotto le fioriere e divelto le transenne dei cantieri perchè dicevano la verità: uno dei più grandi problemi di questo paese è il razzismo. Non lo è solo per loro. Lo è anche per me. Perchè mi fa schifo discriminare una persona per il colore della pelle. Perchè odio la guerra tra poveri. Perchè non sono come quelli che oggi, il giorno dopo, si indignano per due fioriere rotte e non gle ne frega nulla che un padre di famiglia è stato ammazzato come un cane, senza un motivo che non sia la vigliaccheria razzista dell'assassino.

Ieri ho parlato con alcuni ragazzi che erano in piazza. Avevano più o meno la mia età. Mi hanno raccontato delle loro vite, dei loro problemi. Come i nostri, un po' più problemi dei nostri. Lavorano nei campi con i caporali, nelle fabbriche dei cinesi con turni massacranti. Lavorano e non sanno mai se verranno pagati ma sanno che verranno sempre pagati poco. Si arrangiano facendo i vucumprà.

Sono stanchi di essere “trattati come animali”. Li capisco, me lo immagino che cosa vuol dire da neri vivere in questo paese di merda. E li capisco perchè, da bianco, mi illudo di avere dei privilegi da vantare. Ma, appunto, è un illusione. Perchè pure noi bianchi a volte ci sentiamo così trattati da animali, sempre più spesso. Ci rendiamo conto di non contare niente. Non i bianchi... i bianchi come noi, quelli senza soldi, che si devono sbattere per trovare un lavoro di merda, che vengono buttati fuori di casa perchè non riescono a pagare una rata del mutuo.

Al di là di questo ultimo morto ammazzato, questi ragazzi di ragioni per ribellarsi ne hanno da vendere. E ce le avremmo anche noi. Ho la sensazione che dietro tutto quell'odio che tanti stanno vomitato sui social contro i senegalesi, ci sia tanta invidia. Negli ultimi anni ci è stato fatto di tutto, ci sono stati tolti buona parte dei diritti che i nostri vecchi avevano conquistato battendosi, e non abbiamo mosso un dito.

Io dico che nelle vie delle vetrine di lusso, dove una borsa costa più di un stipendio, a rompere qualche fioriera forse ci saremmo dovuti andare anche noi quando approvavano il jobs-act e la legge Fornero, quando regalavano 40 miliardi alle banche e tagliavano i soldi alla sanità pubblica... lo so, l'ho già detto, non avrebbe risolto il problema ma avremmo rotto questo clima insopportabile di rassegnazione, frustrazione e passività.

Almeno avremmo ancora una dignità.

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