Compagni dirigenti, tesserati, simpatizzanti, amici dell'ANPI,
Nella ricorrenza del 73° anniversario della Liberazione dal nazifascismo avvertiamo l'esigenza di mettere su carta e condividere le ragioni del nostro impegno sul territorio provinciale per l'affermazione dei valori dell'Antifascismo e della Resistenza ma, allo stesso tempo, avviare una profonda riflessione su ciò che questo comporta in una società che cambia.
Dopo la vittoria al referendum per la difesa del Testo Costituzionale che talune forze politiche intendevano svilire, l'ANPI ha dimostrato di essere associazione capace di attrarre il consenso delle nuove generazioni, componente irrinunciabile nella lotta quotidiana al fascismo e ai fascismi. Ma non solo: ha dimostrato a tutte e a tutti di non essere un'associazione di nostalgici da parata, da mera rievocazione storica. Ha dimostrato di essere finalmente, nella pratica, punto di riferimento per quelle cittadine e quei cittadini che nell'antifascismo trovano il valore basilare e irrinunciabile della propria azione politica. Ma in questi ultimi tempi, con una nuova campagna elettorale avvelenata da razzisti e neofascisti, segnata da sangue per le strade e tentativi di impedire la libera e spontanea manifestazione delle idee antifasciste e antirazziste, si è tentato di ricondurre l'ANPI nell'alveo del mero spirito celebrativo e di un antifascismo più istituzionale, attendista, prudente.
Come direttivo provinciale ci siamo opposti fermamente a questa rinegoziazione al ribasso del nostro agire, ribadendo che saremo in tutti quei luoghi in cui si manifesta per la libertà, per la democrazia, contro la violenza e tutte le violenze, per la pace e soprattutto in difesa di ciò che è scritto nella Costituzione e che nessuno mai potrà cambiare.
La norma fondamentale contro la possibile ricostituzione del partito fascista si trova nella XII disposizione transitoria e finale della Costituzione entrata in vigore il primo gennaio del 1948:
«È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista».
Ciò significa che non si tratta di un'opinione ma di un crimine contro il quale serve anzitutto intransigenza. Per questo abbiamo scelto di manifestare contro talune forze politiche che tendono a riprenderne alcuni punti caratterizzanti e, senza mistero, a metterli al centro della propria agenda politica. Per questo abbiamo scelto di manifestare insieme a tutte le altre forze antifasciste per la venuta in città di un fascista conclamato come Roberto Fiore, ponendo i nostri pacifici corpi di partigiane e partigiani a difesa della democrazia nata proprio da quell'antifascismo che Fiore e i suoi accoliti intendono abbattere.
Ma ora si chiede qualcosa di più, serve uno scatto di responsabilità da parte di tutti noi, membri direttivi e tesserati e simpatizzanti di un'associazione antifascista:
ciò significa rinuncia al dialogo e all'interlocuzione con tutte quelle forze e personaggi che non si dichiarano apertamente antifascisti e antirazzisti, nella teoria e nella pratica; significa rifiutare ogni contatto con quei sindaci o esponenti politici che si fanno promotori e/o sostenitori di intitolazioni di strade ai peggiori criminali del ventennio.
Significa che gli amici dei nostri nemici non possono essere nostri amici, significa che la vita dell'antifascista - qui ed ora e non nel mondo astratto di celebrazioni e parate, implica delle scelte di vita quotidiana che siano autenticamente "partigiane". Partigiane in primis della Costituzione, lo abbiamo detto.
Partigiane del lavoro, e questo insieme a molte altre cose ci tiene saldamente uniti alla CGIL, insostituibile compagna di percorso.
Partigiane della giustizia sociale e della difesa dei diritti fondamentali.
Accanto a un antifascismo istituzionale si muove da anni anche nella nostra provincia un'area composita di cittadini e cittadine, compagne e compagni organizzati in centri sociali, collettivi, movimenti e associazioni, un antifascismo diverso, non istituzionale e poco incline al perbenismo, cui si deve l'iniziativa di contrasto a tante azioni razziste e neofasciste e tante battaglie in difesa dei deboli, del riconoscimento dei diritti fondamentali, come quello alla casa, l'accesso alle risorse, in difesa dell'ambiente, contro la speculazione edilizia e l'arricchimento indiscriminato delle solite cricche e signorie territoriali. Si tratta di lotte concrete che, permettendo alla teoria di realizzarsi nella vita quotidiana, danno alle nostre vite una direzione antifascista nella pratica, autentica, permettendoci di elevarci da quell'antifascismo di circostanza e parolaio che non è antifascismo.
Essere oggi, in tempi biechi e precari, dichiaratamente "anti" qualcosa o qualcuno implica sacrificio, a volte addirittura discriminante nello sviluppo delle nostre vite e carriere. Ma è ciò che chiediamo a gran voce ai nostri dirigenti, tesserati, simpatizzanti e alla politica: non abbiate paura a parteggiare, a schierarvi apertamente contro i sostenitori di chi ci tolse la libertà. Quella libertà che oggi e ogni anno intendiamo celebrare. Perché l'antifascismo è un valore sul quale non intendiamo assolutamente transigere.
Direttivo provinciale Anpi Cosenza
Sez. “Paolo Cappello”