"In Cosenza-Crotone, diversi anni fa, la comunità kurda è stata ospitata all'interno del nostro stadio. Grazie allo striscione, che fu esposto in campo, "Una Curva con 1000 bandiere per una terra senza frontiere", si decise di costruire una comunità kurda a Cosenza". Queste sono le parole di Talip, della comunità kurda cosentina,che stasera è stata ospitata all'interno della Casa degli Ultrà. Oggi, dopo diversi anni, le nuove generazione che animano la nostra Curva continuano a mostrare solidarietà al popolo kurdo. Prima di cominciare la nostra giornata, con la proiezione del documentario, il nostro spazio già viveva grazie ai fratelli africani che quotidianamente prendono a calci un pallone nel campetto della Casa degli Ultrà, grazie ai ragazzi delle tante crew che provavano la strumentazione per la jam session di domani, che comincerà alle ore 18.00.
I nostri colori si sono uniti a quelli del Kurdistan in un unico fumo denso che si è levato al cielo. Il documentario "Yesil Kirmizi" ci ha mostrato la dura realtà che vivono gli ultras, la squadra e l'ambiente dell'Amedspor. Durante tutto il campionato questa squadra ha dovuto resistere alle provocazioni del governo turco, agli attacchi dei mass media, al razzismo spinto dal nazionalismo degli ultras delle squadre turche.
Noi come Curva Sud, per un ora e quindici minuti, ci siamo sentiti tifosi dell'Amedspor, ci siamo immedesimati del clima di terrore e repressione che vivono a Diyarbakir. Anche per noi lo stadio è una forma di ribellione, una forma di aggregazione fuori dalle regole dell'ordine costituito. Siamo ultras, da anni lottiamo contro una repressione crescente che vorrebbe eliminarci dagli stadi. Noi non viviamo il clima di guerra che si respira a Diyarbakir, nonostante questo, i metodi repressivi dello stato turco e dello stato italiano sono gli stessi. Come noi anche gli ultras dell'Amedspor si trovano a dover affrontare le trasferte vietate, come nel caso della trasferta ad Istanbul contro il più quotato Fenerbahce. Quel giorno,durante la partita, ci furono degli scontri a Diyarbakir, c'era il coprifuoco, ed una bambina morì. Nel campo dell'Amedspor venne esposto uno striscione " I bambini non devono morire, devono poter vedere le partite". A causa di questo striscione venne squalificato lo stadio dell'Amedspor per tredici partite.
Ci teniamo a sottolineare che noi non intendiamo fare politica nella nostra Curva, a noi piacciono i fatti e con i fatti, con l'occupazione della Casa degli Ultrà, con la riqualificazione di essa e con le iniziative come quella di oggi continueremo a fare il bene della nostra città.
"E' LA RESISTENZA CHE TI DA VITA
ABBIATE FIDUCIA NELL'AMORE DELLE MONTAGNE"
LA CASA DEGLI ULTRA'