Prosegue l’occupazione della sede di Rende del CNR. Dall’assemblea di ieri mattina, alla quale hanno partecipato decine di precari provenienti da tutti gli istituti calabresi, è venuto un messaggio chiaro, sia al governo e al parlamento, che allo stesso CNR: “Il 40% delle risorse umane – è scritto nel documento votato dall’assemblea – del più grande ente di ricerca italiano, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), circa 4500 su un totale di oltre 11500 dipendenti, svolge da decenni attività di ricerca scientifica in Italia con forme contrattuali che la legge definisce precarie e atipiche.
Tra questi lavoratori precari, 2000 hanno un contratto a tempo determinato, mentre i restanti 2500 lavorano con contratti distribuiti fra Assegni di Ricerca e Co.co.co. Questi numeri non considerano altre forme di collaborazioni con l’ente come le borse di studio. Questa è la situazione su cui vuole accendere i riflettori il movimento dei ‘Precari Uniti del CNR’, con iniziative di protesta dilagate su tutto il territorio nazionale e l’occupazione delle sedi di Pisa, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Potenza, Cosenza, Palermo, Bari, Ancona, Sassari e Lecce a fronte delle insufficienti risposte del Presidente Inguscio e del Governo alle richieste dei precari.
Con l’assemblea permanente indetta dai Precari delle 11 sedi del CNR della Calabria viene ufficialmente presidiata, dal 1 dicembre 2017, anche l’Area della Ricerca del CNR di Cosenza.Se, difatti, le regole delineate dal Decreto Madia per la stabilizzazione dei precari delle Pubbliche Amministrazioni – la cui circolare attuativa è stata firmata il 23 novembre – potrebbero rappresentare l’occasione per superare il precariato cronico in cui versano gli enti di ricerca, le misure in legge di bilancio non consentono le stabilizzazioni previste, per le quali servirebbe uno stanziamento ad hoc di soli 120 milioni di euro.
La votazione alla Camera prevista nei prossimi giorni sugli emendamenti alla Legge Finanziaria che riguardano il finanziamento dei piani attuativi del Decreto Madia rappresenta dunque una momento cruciale per le sorti di migliaia di ricercatori e dalla ricerca italiana in generale. Ragion per cui, dopo aver occupato varie sedi del CNR, la nostra protesta continua, raggiungendo il culmine con un presidio di tutti i precari uniti davanti al Parlamento in occasione della votazione alla Camera sugli emendamenti alla legge finanziaria che riguardano il finanziamento dei piani attuativi del Decreto Madia”.
Il documento si chiude con una serie di richieste esplicite: “l’applicazione concreta della Legge Madia (D. L.gs. 75/2017) e della relativa Circolare attuativa 3/2017; l’aumento degli importi stanziati dal Governo per la stabilizzazione dei Precari (attualmente 10 milioni di euro per il 2018 e di 50 milioni per il biennio 2019-2020); la destinazione dei fondi premiali già a disposizione degli Enti Pubblici di Ricerca -EPR (138 milioni di euro), appena sbloccati in Finanziaria, per avviare da subito le procedure di stabilizzazione dei Precari, nel pieno rispetto della Legge Madia D. L.gs. 75/2017; l’estensione del fondo di solidarietà a tutti i contratti a scadenza”.