In questi giorni qualcuno si è accorto che gli Amministratori di Cosenza (e non solo) amministrano per i loro interessi e non per il bene comune. Noi ne siamo consapevoli da anni e per questo proviamo a costruire percorsi che mettano al centro i cittadini e le loro priorità, provando a ribaltare un sistema che va dall'alto al basso. Non basta il commento da bar o la lamentela, occorre che il 99% della società che subisce le angherie dell'1% si unisca affinchè il sistema cambi. I meccanismi (dispositivi) che non permettono tale cooperazione tra i cittadini sono molteplici e tutti molto efficaci. Se è vero che la società civile langue perchè è divisa o meglio è resa innocua da una moderna schiavitù che passa dalla mancanza di reddito (per cui ti devi fare la pastetta pe' ti 'nzaccare ad ancuna parte) e dal fatto che i propri diritti gli siano presentati e sono creduti quali favori, è pure vero che la magistratura e le forze di polizia conoscevano e conoscono l'andazzo. I siti di informazione con un minimo di dignità, l'Albo pretorio del Comune, il tam tam che serpeggia nei quartieri avevano già da anni reso note le delibere in questione.
Erano tutti distratti dalla Guardia di Finanza alla magistratura? Oppure ignoriamo che i fascicoli di alcune personalità politiche ed istituzionali giacciono polverosi negli archivi dei tribunali mentre quelli dei pesci piccoli vengono subito evasi colmando le carceri con gli scarti non più funzionali al sistema? A chi chiede dove sia la società civile potremmo contrapporre la domanda di dove siano le istituzioni che dovrebbero vegliare su un sistema considerato perfetto o perfettibile (lungi da noi il solo pensarlo). Noi della “società civile” - restringendo il campo - noi cittadini attivi e resistenti, ci domandiamo, dove sono gli abitanti dei quartieri, coloro che subiscono i disastri ambientali sulla loro pelle, coloro che sono sfruttati per pochi euro al giorno a norma di legge, coloro a cui sono negati i più elementari diritti? Personalmente credo che questo sia l’interrogativo da sciogliere e questo comporta un lavoro di costruzione, un lavoro di inchiesta, un tentativo di aggregazione degli esclusi ed un’attitudine alla resistenza anche quando tutto questo lavorio sembra vano.
Altri pensano che basti cambiare capo, magari un po' più onesto e con un casellario giudiziario puro, per trasformare la società. Altri che possiamo stare tranquilli e sereni se dopo il caffè mattutino lanciamo qualche imprecazione al potente di turno. L’unica cosa che ha sempre funzionato, con varie modalità ed attraverso storie e vie diverse, è sempre stata quella dell’unione dei più contro i pochi che volevano derubarli della loro “sovranità” (L'art. 1 della Costituzione afferma che l'Italia è una Repubblica, fondata sul lavoro (co.1) e che (co.2) la sovranità appartiene al popolo), della loro salute, del loro lavoro, ed oggi della loro stessa vita tutta implicata nella produzione di profitti conto terzi.
Non ci sono scorciatoie…..o DecidiamoNoi (tutti insieme) e proviamo a costruire legami profondi nei quartieri e sui posti di lavoro, oppure decideranno sempre loro, comunque si chiamino, qualunque sia la loro bandiera. #questionedipriorità #tuttoilpoterealleassemblee
Stefano Ammirato