Il sistema di accoglienza italiano ci ha abituati ad osservare e rilevare le conseguenze dei famigerati affidi diretti da parte della Prefettura a privati o cooperative, spesso senza alcuna esperienza in merito all’accoglienza e alla tutela di richiedenti asilo e rifugiati. Quel che conta è avere a disposizione una struttura atta a “parcheggiare” le persone a tempo indeterminato senza che reali percorsi di inserimento siano avviati. Capita così, che associazioni o cooperative che fino a qualche mese prima si occupavano di tutt’altro, o che addirittura sono state create proprio per lo scopo, si ritrovino a gestire l’accoglienza di persone in fuga dalla miseria, dalle persecuzioni e dai tanti conflitti che insanguinano interi paesi del sud del mondo. Paesi depredati dalle multinazionali del mondo occidentale o devastati dagli ordigni portatori di “democrazia e libertà”. Persone scampate alla guerra, alla tortura, alla traversata del mediterraneo le cui esistenze sono lastricate di lutti e di traumi, persone lasciate a se stesse in una sorta di limbo all’interno dei C.A.R.A., dei C.A.S., dei C.I.E., degli Hotspot. Svariate sigle, una condizione unica e costante: l’abbandono!
L'ultimo caso di mala-accoglienza si è verificato a Roggiano Gravina.
Abbiamo ascoltato Emilia Corea attivista della campagna LasciateCIEntrare.