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I comitati dell’area urbana:”Abbiamo il diritto di decidere sulla gestione dell’acqua”.

L’assemblea dei comitati autoconvocati dell’area urbana  ritiene sia diventato impellente capire quale siano le vere problematiche inerenti alla distribuzione  dell’acqua al fine di avviare un percorso che valorizzi un bene comune importantissimo per l’esistenza stessa della comunità.
Ѐ importante che tale percorso sia il più democratico possibile, adottando quei metodi che consentano di coinvolgere nel modo più ampio la cittadinanza rispetto a questa tematica.

A tal fine resta indispensabile verificare un’interlocuzione con le amministrazioni, sia per riuscire a capire i meccanismi tecnici e burocratici che hanno condotto ad una crisi idrica che non si verificava da anni nell’Area Urbana, sia per capire la reale volontà dei Comuni.

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Inoltre ci sarà da capire se la situazione disastrosa vada piuttosto attribuita alla gestione della Sorical, che fornisce l’acqua a vari comuni calabresi. La Sorical si trova attualmente in liquidazione dopo esser stata la causa di tanti danni, sia finanziari che ambientali (vedasi lago Alaco). Inutile ribadire le responsabilità della Regione, socio di maggioranza, che ha lasciato tutto il controllo alla multinazionale Veolia, socio privato di minoranza, che oggi prova a scappare con il malloppo dopo aver lasciato solo macerie a causa di una gestione predatoria del sistema idrico calabrese.
Per questi motivi, l’assemblea ritiene importante che il problema dell’acqua nell’Area Urbana vada affrontato su diversi livelli istituzionali , dai Comuni alla Sorical, per finire alla Regione, in procinto di approntare un nuovo ente, l’Autorità Idrica Calabrese, che non persegue una gestione pubblica e partecipata come quella prevista dalla proposta di legge di iniziativa popolare presentata dopo la raccolta di 11.000 firme. La Regione, ancora una volta, preferisce seguire la falsariga della gestione fallimentare - a spese dei cittadini - della Sorical. Peggio, vuole creare un gestore unico per agganciarlo ad una multiutility, tipo ACEA, il cui intento clientelare-parassitario è facilmente intuibile.

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Tutto questo avviene sotto i nostri occhi mentre sono del tutto ignorate le diverse esperienze realizzate sulla base del referendum vinto in maniera eclatante nel 2011 e che indicano la strada da percorrere. Tra queste vanno annoverate quelle messe in campo dalle amministrazioni di Saracena e Riace, in Calabria, ma anche da Napoli e Torino, esempi da considerare come punto di riferimento.


Decisive, in tale contesto, saranno le proposte portate coerentemente con il risultato referendario e la determinazione nell’avviare un percorso democratico che vede il coinvolgimento della cittadinanza cosentina. Ѐ auspicabile che tutti i Comuni dell’area urbana cosentina si attivino per una gestione democratica dell’acqua che la volontà popolare ha già definito “bene comune”.
Assemblea dei Comitati Autoconvocati dell’Area Urbana

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