Sabato in migliaia, dalle realtà sociali di tutta Italia, si sono ritrovati in piazza dell'Esquilino a Roma per il corteo di solidarietà al popolo curdo. Tantissime le bandiere del Rojava, delle YPG e delle YPJ. Queste bandiere rappresentano la resistenza ad ogni oppressione, queste sono le bandiere degli Hevalen che hanno messo la propria vita in prima linea per la causa rivoluzionaria.
Il corteo ha chiesto a gran voce la liberazione di Ocalan e ha voluto mostrare vicinanza al popolo curdo dopo i bombardamenti che stanno avvenendo nel cantone di Afrin da parte dell'alleanza tra Russia, Nato e Al Qaeda. Il principale responsabile di questo massacro è il premier turco Erdogan, costui nel silenzio dei media e nei capi di stato occidentali ha trovato i suoi principali alleati. Ciò che sta avvenendo ad Afrin riguarda tutti e tutte, c'è un esperienza rivoluzionaria, quella del confederalismo democratico, quella della convivenza tra popoli, da difendere con ogni mezzo.
Nel corteo anche un partecipato spezzone delle donne. Durante la manifestazione è stato esposto un enorme striscione con scritto "Women Rise Up for Afrin." La rivoluzione curda è soprattutto la rivoluzione delle donne. Una rivoluzione che viene chiamata rivoluzione delle rose, a sottolineare la similitudine tra il fiore dai petali rossi come il sangue di chi è caduto per difendere la rivoluzione e le donne che in questa rivoluzione hanno un vero e proprio ruolo di avanguardia. Le donne sono petali ma allo stesso tempo sono anche spine perchè è grazie alle spine che lo proteggono che il fiore sboccia rigoglioso, è grazie all'autodifesa che ogni donna può liberarsi e mostrare la sua vera bellezza.
Lottare per la liberazione del Rojava significa lottare per la liberazione da ogni forma di fascismo. Con le dovute proporzioni esiste una sorta di legame tra la rabbia Antifascista, esplosa nelle piazze del nostro paese dopo l'attentato di Macerata, e la resistanza curda. Diversi sono stati gli interventi che hanno espresso complicità ai compagni antifascisti arrestati dopo l'importante mobilitazione di Piacenza, chi era in piazza al fianco del popolo curdo era in piazza anche per chiedere l'immediata scarcerazione di Giorgio, Moustafa e Lorenzo. Essere Antifascisti oggi però non vuol dire soltanto riempire le piazze ed opporsi alla presenza dei fascisti nella propria città. Alle importanti mobilitazioni di questi giorni bisogna dare una continuità che vada anche oltre il 4 Marzo. L'Antifascismo si pratica soprattutto nella quotidianità delle nostre lotte, dalle scuole all'università, dalle occupazioni abitative ai quartieri popolari, l'Antifascismo si realizza quando si crea una comunità meticcia e decostruicono, con la militanza quotidiana, il razzismo e la xenofobia che tentano di avanzare nel paese.