Pubblichiamo l'importante contributo dell'attivista cosentino Andrea Bevacqua di ritorno dal Brasile. Andrea cura per Radio Ciroma la trasmissione "Latitudini Resistenti".
Aeroporto di Francoforte, un venerdi mattina prima di ripartire per Roma al ritorno dal Brasile. Gli appunti sparsi sul cellulare, sul pc e sui fogli disseminati tra i libri. Quelli più intensi aggrovigliati nella mente. Li stavo ordinando e magari avrei scritto qualcosa su questo viaggio nell'Altro Brasile, nell'Altra Rio, quella che non si vede dal Corcovado da cui centinaia di occhi ogni giorno disegnano le spiagge di Ipanema e Copacabana, i grattacieli disseminati ovunque e il Maracanà.
Avrei scritto qualcosa davvero ma non oggi se non fosse stato per alcuni amici che mi hanno chiesto quale fosse il clima che si respirava a Rio de Janeiro dopo la morte dell'attivista Marielle Franco. Il clima non posso descriverlo essendo partito nelle ore immediatamente successive all'assassinio quando la notizia stava iniziando a rimbalzare sui siti on line. La sensazione di vivere in una città militarizzata non puó non sfuggire all'occhio più attento. La disuguaglianza crescente, il numero visivamente imponente di senzatetto sparsi per la città, nei quartieri, nel centro. La Central do Brasil è una casa a cielo aperto, non ci sono stanze ma un unico grande salone dove a fare da padrona è la povertà. Alle 7 di sera non si può non notare la polizia civile a cavallo schierata per un probabile intervento. Ci chiediamo se interviene ogni notte per disperdere i senza tetto (il turista non deve vedere, è meglio andare via da Rio con il disegno delle spiagge e del Maracanà). Il povero disturba, la povertà disturba come se il "Sistema" che genera tutto questo processo piovesse dal cielo. Rio de Janeiro è commissariata ai militari da qualche settimana. A questi si aggiungono le milizie paramilitari e i narcotrafficanti. In quindici giorni si incontrano persone, volti, attivisti, sindacalisti.
Le Olimpiadi e i Mondiali sono stati devastanti per le tasche dei cittadini brasiliani e non erano mancate le proteste. La corruzione e le politiche neoliberiste stanno mettendo a dura prova i cittadini delle grandi città così come i piccoli contadini. Se le politiche governative non avranno una inversione di rotta, nuove favelas sorgeranno nelle metropoli perché altri contadini lasceranno le campagne per riversarsi nelle città e aumentare le sacche degli esclusi e dei poveri. Il villaggio olimpico è un complesso di almeno dieci grattacieli totalmente vuoto. La sensazione di deserto e straniamento invade anche l'occhio poco attento perché non fai in tempo a fare due chilometri che inizia una nuova favelas. E poi i luoghi che hanno consegnato medaglie, gioie e dolori a sportivi e tifosi anche questi vuoti. Intorno solo la povertà crescente, le favelas controllate, i bambini spesso privi di una istruzione pubblica se non fosse per la volontà e la caparbietà di attivisti laici e cattolici sparsi nelle favelas. I bus urbani che attraversano la città da una parte all'altra costeggiano le favelas, alcune volte si tentano escamotage per coprirle, vedi i tristi pannelli, ufficialmente antirumore, che avvolgono la Marè, la comunidade di Marielle Franco dove vivono 130.000 persone. Ecco anche qui l'occhio poco attento non può non vedere l'ingresso militarizzato e controllato. E l'orecchio più attento ha ascoltato anche solo di sfuggito che "in quella favelas, in quella rua, davanti a quel negozio è stato sparato uno".
Ci dobbiamo abituare che morire in questo modo è normale? Il Brasile è il manifesto delle politiche neoliberiste, disuguaglianze imponenti e povertà diffusa. La risposta pensante sarebbe una inversione di rotta, un investimento nelle politiche della sanità, dell'educazione e del lavoro. Invece nel mese di febbraio, il presidente Temer ha firmato un decreto che prevede interventi federali nell'ambito della sicurezza pubblica, in tutto lo stato di Rio. La misura prevede che il generale dell'Esercito Walter Souza Braga Netto sia responsabile degli interventi sul territorio. Per questo, ha assunto da oggi fino al 31 dicembre 2018 la responsabilità del comando degli interventi di sicurezza, della Polizia Civile e Militare, dei vigili del fuoco e del sistema carcerario nello stato di Rio. Una lettera aperta al generale Souza Braga Netto è stata scritta da Frei Berto negli scorsi giorni. In alcuni passaggi è evidente che l'assassinio di ieri non può che non creare allarme. "Generale, Rio ha bisogno di interventi sul piano civile, e non su quello militare. Lo Stato fluminense e la prefettura carioca sono acefale.
I dieci anni di presenza sul territorio delle UPPs (Unidade de Polícia Pacificadora: si tratta dei nuclei di polizia di comunità, che lo stato di Rio de Janeiro ha istituito per combattere il narcotraffico nelle favelas) sono stati un tempo sufficiente per impedire che una generazione di bambini e ragazzi si sottraesse alle grinfie del narcotraffico. Si è scivolati nell'equivoco di allestire postazioni di polizia nelle comunità, e non invece scuole, corsi professionali, squadre sportive, scuole di danza, di teatro, di musica e di letteratura.
Quella dell'esercito brasiliano è una storia di fallimenti [...] Occorre combatterne le cause con urgenza: la disuguaglianza sociale, la rottamazione della scuola pubblica, la disoccupazione, la crisi del sistema sanitario.
Non tolleri che i suoi soldati e ufficiali siano corrotti, come capita a tanti poliziotti e autorità che ingrassano il conto in banca facendo finta di non vedere il crimine organizzato. Da dove vengono le armi sofisticate che sono in mano ai banditi? Chi li informa in anticipo a proposito delle operazioni di contrasto al crimine organizzato?
I problemi non solo solo nelle favelas. Sono soprattutto fuori di esse, dove risiedono quanti alimentano il narcotraffico, i politici corrotti, i quali consentono che il nostro sistema carcerario sia sede di comando del crimine.
Salvi l'immagine dell'esercito, generale. E convinca coloro che governano il popolo dello stato e della città di Rio a rinunciare, in modo che siano stabilite elezioni anticipate. La democrazia è sempre la migliore alternativa!"
Seduto nella grande sala d'attesa di Francoforte avrei voluto scrivere della Strage dei bambini della Candelaria, di Chico Mendes, dei sem terra e dei piccoli contadini dello Stato dello Espirito Santo. Avrei parlato ovviamente di favelas e crianças abbandonata.
Avrei ordinato i miei appunti di viaggio e lo farò ma oggi il viso, la bellezza dei 38 anni di Marielle, le sue lotte che non conoscevo hanno vinto la mia stanchezza.A Marielle Franco, alle lotte che non muoiono mai!
Andrea Bevacqua