Giugno 2017, ennesimo incendio presso le vasche che contengono i veleni della ex Legnochimica.
Noi eravamo lì. Le “istituzioni” accorse ad inscenare la solita commedia della responsabilità hanno assecondato l’ipotesi meno scomoda, quella dell’incendio doloso ignorando totalmente il fenomeno dell’autocombustione verificatasi esattamente un anno prima e durante altre calde estati di cui i residenti ancora conservano il ricordo vivido del benzene respirato.
Per rinverdire meglio la memoria, prendiamo un pezzo di un articolo apparso sui media locali: «Sul posto si era recato anche il Presidente della Regione Mario Oliverio che aveva parlato con alcuni cittadini. Oliverio li ha rassicurati sul suo impegno personale e su quello della Giunta regionale rispetto ad una situazione che – ha detto – «non può più essere tollerata oltre”».
Nel report, realizzato per l’occasione dallo staff del Presidente della Regione, si affermava anche che l’Ente (Regione) avrebbe vigilato sulla vicenda nonostante non abbia nessun tipo di competenza: «è il Ministero che ha la competenza a dire cosa bisogna fare, impegnando le necessarie risorse per provvedere alla bonifica ed alla messa in sicurezza definitiva di un'area che rappresenta un serio rischio, essendo collocata nel cuore di un area urbana».
Ad oggi, grazie alla vecchia arte della contro-informazione, ci risulta che il Ministero abbia chiesto fortemente l’iscrizione al registro regionale dei siti inquinati dei terreni della Legnochimica. Rimaniamo esterrefatti che ancora dopo tanti decenni non si sia provveduto a tale iscrizione: ciò testimonia l’interesse che i governanti del passato e del presente hanno per la salute di tutti noi che viviamo nei territori regionali. Ma questo non è neppure il peggio visto che, nonostante il via libera ministeriale, non si è registrata alcuna attività da parte dell’Assessorato regionale all’Ambiente: non una comunicazione, non una nota, non un atto. Avevano promesso tutti: Prefetto, Governatore e Protezione Civile, che le Associazioni territoriali sarebbero state informate tempestivamente su tutte le novità. Stessa falsa promessa per quanto riguarda la messa in sicurezza dell’area (telecamere rilevanti la temperatura e pompe nella prossimità dei laghi); e dire che sono passati “solo” 3 mesi! Stessa falsa promessa per i famosi cento mila euro, ancora non reperiti, necessari alla redazione del Progetto Operativo di Bonifica (POB), senza il quale non è possibile far partire le procedure per la bonifica. Riepiloghiamo dunque: il Comune vuole redigere il POB ma non ha i soldi e li chiede alla Regione. Questa risponde che non è competente e che si tratta di un sito privato. L’interlocuzione a questo punto è tra il Comune e il Ministero che, con un’abile giravolta, chiede l’iscrizione alla Regione, che si giustifica dicendo di non aver mai ricevuto la documentazione dal Comune.
E’ stata semplice la nostra profezia affidata ad un post il 12 giugno: «Ci sembra il solito gioco dello scaricabarili, la solita tecnica dei tavoli istituzionali che servono solo a differire le scelte, diluire le responsabilità politiche. Non tollereremo altri rinvii. La situazione è grave, l’inquinamento dell’area è noto, la tossicità dei fumi dimostrata. Non è più tempo di comunicati rassicuranti, è tempo che tutte le istituzioni agiscano con la tempestività e la radicalità dovute ad una simile emergenza».
L’inverno è alle porte e gli incendi lontani, ma la nostra attenzione è più accesa che mai! Ciò detto, non ci illudiamo certo circa la volontà politica, la capacità tecnica e la dimensione etica dell’attuale governo regionale nei confronti delle questioni ambientali e territoriali. Si tratta di un governo regionale svuotato di potere, inutile quanto inconcludente per le popolazioni, eterodiretto dai livelli decisionali più alti che impongono paletti legislativi sempre più fitti e che lasciano spazio solo ad una burocrazia efficace quanto rapace nella gestione deviata delle risorse economiche pubbliche.
L’unica strada percorribile, pertanto, dopo quest’ultima verifica, è quella di considerare gli assetti di governo locali per quelli che sono e puntare, di contro, al coinvolgimento diretto della popolazione, sinora vittima dell’esteso processo di avvelenamento del nostro ambiente e di distruzione delle nostre vite. Processo che ha avuto come protagonisti le aziende private, coadiuvate e protette dai governanti locali e nazionali di turno!!! La vera partita è lontana dal potere pubblico locale, si gioca piuttosto sulla nostra capacità di movimento, di sperimentazione di nuove forme di decisionalità e di gestione delle risorse pubbliche, che sia in grado di invertire le regole e la direzione del comando. Pensare la Calabria dei territori all’altezza delle sfide del presente, dunque, richiede non solo la presa d’atto delle trasformazioni in corso, ma anche un nostro sforzo collettivo, volto ad immaginare e agire un modello di sviluppo fondato sui principi di giustizia sociale e ambientale. Bisogna trovare il coraggio e la forza di invertire e rilanciare: stiamo arrivando!!!
#DecidiamoNoi
Coordinamento Territoriale delle Associazioni, Comitati, Movimenti e Singolarità