L’operazione della Procura di Cosenza di ieri mattina conferma il profondo legame di connivenza tra mala-politica e (im)prenditori del territorio. Diversi milioni di euro, soldi pubblici dei cittadini che pagano le tasse, finiti nelle tasche di gruppi imprenditoriali verso cui la politica è assolutamente subalterna. Cosenza si conferma città della corruzione e del malaffare e le istituzioni piegate agli interessi di palazzinari e speculatori. I Procuratori Manzini e Spagnuolo si sono ben guardati dal colpire il livello politico, ad essere corrotti sarebbero “solo” alcuni dirigenti comunali. Se non fosse tutto vero ci verrebbe da ridere, Il Tribunale ancora una volta a difesa della politica locale.
Ma cosa ci aspettavamo?
Possono le indagini della Procura della Repubblica invertire la rotta e segnare una fase di cambiamento radicale dello stato di cose presenti? Assolutamente no, questo spetta ai cittadini, attraverso una presa di coscienza collettiva e la partecipazione diretta alla vita pubblica della città.
L'intento delle amministrazioni comunali e regionali è chiara, distrarre fondi pubblici e trarre profitti al fine di mantenere il sistema clientelare e di "controllo del territorio", questione di sopravvivenza per la classe politica. Non lo scopriamo oggi, è realtà da decenni, altrimenti come si spiegherebbe il radicamento della criminalità organizzata?
Povertà e rassegnazione rappresentano il terreno più fertile per la mala-politica.
Da dove possono arrivare le risposte a tutto ciò? Nell'area urbana ci sono diversi esempi, comitati autorganizzati e associazioni che dal basso provano da anni a ribaltare questo stato di cose, dalla lotta per la casa a quella per il centro storico fino alle battaglie contro la devastazione del territorio (discariche, legnochimica ecc.).