Domani,10 novembre, gli studenti cosentini parteciperanno allo sciopero generale indetto dall'Unione Sindacale di Base e dai COBAS con un corteo che partirà alle ore 9:30 da piazza Loreto.
Gli studenti scenderanno in piazza contro lo sfruttamento giovanile e per una reale sicurezza nelle scuole.
L'alternanza scuola-lavoro, attuata nella riforma Buona Scuola, obbliga tutti gli alunni dal terzo superiore al quinto a svolgere ore di lavoro non retribuito (200 per i licei e 400 per gli istituti professionali) spacciato per apprendimento di abilità funzionali ad un inserimento futuro nel mondo del lavoro.
Ma quali prospettive di lavoro avremo realmente in futuro?
Quali abilità si apprendono prestando impiego gratuito in uffici e aziende pubblici e privati?
Non sarà mica un semplice trucchetto per tagliare posti di lavoro?
L'alternanza serve ad abituarci ad un futuro di precariato e sfruttamento e all'idea che la dignità di un individuo venga solo dal lavoro.
L'alternanza scuola-lavoro ha reso la scuola pubblica un laboratorio sociale, un'azienda, mettendo da parte quello che dovrebbe essere il suo ruolo fondamentale: l'istruzione e la formazione di un pensiero critico.
L'alternanza scuola lavoro non fa "curriculum", non arricchisce l'individuo, non è altro che l'ennesima forma di ricatto per noi studenti.
Gli studenti del nostro territorio vivono quotidianamente in scuole in cui la situazione strutturale è tragica. Il caso del liceo Fermi è l'esempio tangibile di come si tenti di speculare sulle nostre teste.
Da settimane al centro delle discussioni dei giovani ci sono gli ultimi blitz della polizia avvenuti nelle nostre scuole.
Ma in nome di quale sicurezza avviene ciò?
Sicuramente non di quella degli studenti.
Abbiamo più volte ribadito l'effetto diseducativo della presenza della polizia mirata solo a spaventare gli studenti che sono solo vittime incoscienti del problema che andrebbe arginato alle origini con campagne di sensibilizzazioni, invece che aggredirne le conseguenze.
È nuova invece la notizia delle blue box: postazioni mobili di forze dell'ordine che, attraverso dei bigliettini anonimi, accoglieranno segnalazioni di studenti e professori su situazioni di disagio.
È la polizia che rende sicura una scuola?
Proprio quella stessa scuola che crolla sulla testa di studenti e professori.
Siamo sicuri che siano le forze dell' ordine i consulenti più adatti a parlare, informare ed educare studenti? Non dovrebbe essere compito di educatori e professori? O è solo un modo per permettere alla polizia di circolare liberamente tra i nostri banchi?
Tutto ciò è un mero atto di criminalizzazione giovanile, mirato a distogliere lo sguardo da ciò che sono i veri problemi nelle scuole e nella nostra città.
Mentre si perquisisce uno studente, la vera fonte del problema viene trascurata, protetta dalla bolla di sicurezza in cui si rinchiude, e a subirne le conseguenze non sono altro che le stesse vittime di ciò che si cerca di combattere.
Per l'ennesima volta, invece di creare un dialogo tra gli studenti, invece di fare un percorso di formazione e sensibilizzazione, si alza un muro di repressione, chiusura e terrore.
Viviamo in una città in cui la malapolitica fa da padrona, in cui le scuole ci crollano addosso, in cui l'unica sicurezza concessa a noi studenti è il cane che ci annusa lo zainetto.
Il 10 novembre scendiamo ancora una volta in piazza per prendere parola, per riappropriarci dei nostri spazi, la città è di chi la vive.
Collettivo Autonomo Studentesco Cosenza